I peggiori campi di concentramento nazisti (1): gli anni ’30

Oggi è il Giorno della Memoria, cioè quella ricorrenza annuale durante la quale si commemorano le vittime dell’Olocausto. La data scelta è ovviamente simbolica: il 27 gennaio 1945 fu, infatti, liberato il campo di concentramento di Auschwitz Birkenau, immagine simbolo della Shoah: dei 6 milioni morti nei campi di concentramento, circa un milione è morto qui. Auschwitz, però, è stato “solo” uno degli oltre 15.000 campi nazisti in Europa.

Tra l’altro molti non conosco la differenza tra un campo di concentramento o un campo di sterminio, né tutti sanno che l’orrore dei lager iniziò molto prima della guerra e molto prima dell’inizio della cosiddetta “Soluzione finale”. Il primo campo fu infatti inaugurato meno di 60 giorni dopo l’elezione di Hitler a Cancelliere. Vediamo quindi i principali i peggiori campi di concentramento nazisti negli anni ’30, ordinati per data di apertura.

DACHAU

Sito a pochi chilometri da Monaco di Baviera, il campo di concentramento di Dachau fu aperto il 22 marzo 1933 a soli due mesi dall’inizio del mandato di Hitler come Cancelliere del Reich. Dachau fu il modello sul quale i nazisti costruirono tutti gli altri lager. Delle oltre 200.000 persone che vi transitarono, oltre 40.000 persero la vita. È qui che nacque la simbolica scritta  Arbeit macht frei,  “Il lavoro rende liberi”. Tra le peculiarità di questo campo, il “Blocco dei sacerdoti“, con 2.500 sacerdoti cattolici imprigionati: ne morirono oltre 900.

SACHSENHAUSEN

A poco più di 30 chilometri da Berlino, il campo di concentramento di Sachsenhausen è stato aperto nel 1936, per poi diventare un lager a tutti gli effetti nel 1938. Degli oltre 200.000 prigionieri, furono circa 30.000 a morire in questo campo. È qui che avvenne la famosa Operazione Bernhardgrazie alla quale i nazisti falsificarono migliaia di sterline e dollari. Al termine della guerra, il campo fu mantenuto attivo dai sovietici fino al 1950. Degli oltre 60.000 prigionieri di guerra tedeschi qui imprigionati tra il 1945 e il 1950 (molti dei quali non avevano avuto alcuna parte alla macchina della morte nazista, ma erano stati arrestati per motivi politici), furono ben 12.000 quelli che morirono per malnutrizione o malattie.

BUCHENWALD

Aperto nel 1937 vicino a Weimar, negli anni il campo di concentramento di Buchenwald ospitò oltre 200.000 prigionieri; di essi furono oltre 50.000 a morire, uccisi principalmente dal lavoro massacrante. Ilse Koch, la moglie del comandante del campo, passò alla storia come “la cagna di Buchenwald” per il suo sadismo e le torture inflitte ai prigionieri. Sembra che conservasse alcuni tatuaggi di prigionieri scuoiati e che in casa avesse paralumi realizzati in pelle umana. Caso più unico che raro, a fine guerra, prima dell’arrivo delle truppe alleate, la Resistenza degli internati riuscì a ribellarsi e prendere autonomamente il controllo del campo. Alla definitiva liberazione furono trovati ancora vivi ben 900 bambini, cosa rarissima dato che i bambini generalmente erano i primi a essere uccisi.

FLOSSENBÜRG

Aperto nel 1938 al confine con l’odierna Repubblica Ceca, il campo di concentramento di Flossenbürg è stato uno di quei campi dove i prigionieri morivano principalmente per la combinazione di lavoro e malnutrizione. Non sono comunque mancate malattie ed esecuzioni sommarie. Stammlager (campo madre) di circa 100 sottocampi, Flossenbürg “ospitò” oltre 100.000 prigionieri, dei quali persero la vita un numero imprecisato tra le 30.000 e le 70.000 persone.

MAUTHAUSEN-GUSEN

Il più tristemente noto tra i campi nell’attuale Austria, il campo di concentramento di Mauthausen-Gusen venne eretto nel 1938. È qui che la pratica dello “sterminio attraverso il lavoro” arrivò ai livelli più terribili. Seppur fossero presenti alcune camere a gas, i prigionieri a Mauthausen morirono in tantissimi modi: la maggior parte a causa del lavoro disumano nelle vicine cave di pietra, ma molti altri per epidemie, avvelenamento o di assideramento. Con un tempo di sopravvivenza medio di pochi mesi, Mauthausen fu uno dei peggiori tra i campi di concentramento, considerabile quasi un vero e proprio campo di sterminio: si stima che furono circa 150.000 le persone che morirono in questo campo.

NEUENGAMME

Istituito vicino ad Amburgo nel 1938, il campo di concentramento di Neuengamme nacque inizialmente come sottocampo di Sachsenhausen, per poi diventare un campo autonomo nel 1940 (con decine e decine di sottocampi a sua volta). Morirono qui circa 55.000 delle 100.000 persone che vi transitarono. Neuengamme fu l’ultimo campo di concentramento ad essere liberato dagli alleati, il 4 maggio 1945. Pochi giorni giorni prima della liberazione, le SS chiusero molti prigionieri in alcune navi nella baia di Lubecca: alcune di queste navi (tra queste il piroscafo Cap Arcona) furono affondate dall’aviazione alleata e oltre 7.000 prigionieri morirono annegati. Dopo la guerra, fino al 1948, Neuengamme diventò un campo di concentramento gestito dagli alleati: i prigionieri, in questo caso, erano gli stessi nazisti (o presunti tali).

RAVENSBRÜCK

Il campo di concentramento di Ravensbrück, aperto nel 1939 a un centinaio di chilometri da Berlino, è stato il principale tra i lager femminili (in realtà c’era anche una piccola sezione maschile). All’interno di Ravensbrück venne istituita una grande sartoria di vestiario militare. È da questo campo che provenivano le prigioniere fatte prostituire nei bordelli degli altri campi (partivano come volontarie con la promessa delle libertà: nessuna fu mai liberata e la maggior parte morì di malattie). Sempre qui furono addestrate le SS-Aufseherinnen ovvero le spietate sorveglianti dei blocchi femminili degli altri lager. Furono almeno 90.000 persone a perdere qui la vita, compresi un migliaio di bambini e circa 500 neonati nati proprio nel lager.

STUTTHOF

Il campo di concentramento di Stutthof, nei pressi di Danzica in Polonia, fu uno dei primi campi costruiti fuori da confini tedeschi, essendo stato attivato il 2 settembre 1939, un giorno dopo l’inizio della campagna di Polonia. Si pensa che delle oltre 110.000 persone transitate per questo campo ne siano morte circa la metà. Anche in questo campo, per un periodo, fu utilizzato in terribile gas Zyklon B. Dopo la guerra Stutthof divenne noto per il processo a Rudolf Spanner, direttore del Danzig Anatomical Institute, colpevole di aver prodotto sapone dal grasso dei cadaveri umani: non si appurò mai con certezza se questa fosse verità o diceria.

Gallery

Qui di seguito alcune mie foto di come si presentano questi campi oggi (tutti tranne Stutthof dato che non l’ho ancora visitato).

Published By: Marco Frassinelli

Nella vita di tutti i giorni si occupa di telecomunicazioni e efficienza energetica, co-fondatore di Restart (grupporestart.it). Contemporaneamente, da anni si occupa per passione di cultura nerd e popolare come blogger e organizzatore di eventi. Ha collaborato all'organizzazione di decine di manifestazioni: Albissola Comics, Asylum Fantastic Fest, Video Festival Città di Imperia, Festival di Folklore e Cultura Horror AutunnoNero, Mostriamo il Cinema, Albenga Dreams, Fiera del Libro di Imperia... È direttore di Proxima no-profit, vice presidente del Cineforum Imperia e membro del consiglio direttivo di Ludo Ergo Sum - Tana dei Goblin Imperia e Comics & Art. Ha lavorato come blogger per Blogosfere (PianetaFumetto) e ha pubblicato su diverse riviste (L'Eco della Riviera, Tenebre", Fumo di China, Dylandogofili). Ha curato per Proxima l'editing dei libri "Sina. Je m'en fiche!" e "Io alla finestra della vita" ed è co-autore dei libri "Gibba e 'Lele' Luzzati" sul cinema d'animazione e "Sei nel West, Amigo!" sul cinema spaghetti western. È autore di articoli pubblicati su "Novissimo Zibaldino del Festival” (Mellophonium) e "L'arte del doppiaggio” (Felici Editori) e di fotografie pubblicate sul fotolibro “Gallieno Ferri – Photobook” (Forum ZTN). Ama viaggiare (è coordinatore Avventure nel mondo) e creare fotolibri dei suoi viaggi. Nel 2013 crea il sito ilblogger.it dove scrive principalmente di cinema e fumetti.

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