Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Ariaferma è l’ultimo film del regista Leonardo Di Costanzo, nonché una delle migliori produzioni cinematografiche italiane di quest’anno.
Sinossi
Il film è ambientato all’interno di un vecchio carcere in chiusura. Le operazioni di dismissione sono già in atto quando, per un’imprevista problematica burocratica, 12 detenuti vengono rifiutati temporaneamente dal carcere nel quale sarebbero dovuti essere trasferiti l’indomani. La direttrice, quindi, chiede ad un manipolo di agenti di prolungare il loro servizio all’interno della struttura, ormai praticamente svuotata, finché non sarà autorizzato il trasferimento.
Commento
Il genere carcerario, soprattutto americano, spesso si concentra sull’azione e l’estremizzazione: le grandi rivolte, le grandi evasioni, i soprusi e le violenze.
Molto spesso, inoltre, il film si concentra solo su una sola delle due categorie: di solito il protagonista è un carcerato (molto spesso condannato ingiustamente), un po’ più raramente uno degli agenti di custodia.
Ariaferma percorre una strada totalmente diversa. Qui non abbiamo un (unico) protagonista, ma ci troviamo di fronte ad un film veramente corale: l’Ispettore Gargiulo (Toni Servillo) che si trova di colpo a essere a capo della struttura e prova a gestire l’emergenza alla sua maniera, i suoi colleghi che invece affronterebbero la situazione attenendosi alle regole, il malavitoso Don Carmine Lagioia (Silvio Orlando), punto di riferimento per gli altri carcerati, il giovane Fantaccini, lo vecchio Arzano… ogni personaggio ha una sua storia, una sua personalità, una diversa maniera di affrontare la situazione.
Ci sono momenti di tensione e tutto il film è attraversato da quel brivido che si prova prima della tempesta, alternando i momenti di tensione alla lenta ripetitività di giornate sempre uguali. Anche perché, non avendo forze a sufficienza per controllare i detenuti, tutte le attività (orto, visite dei parenti, cucina…) sono sospese, e ai detenuti non resta che rimanere chiusi in cella tutto il giorno senza alcuna possibilità di “svago”.
Una eterna attesa di Godot (ossia il trasferimento), anelato tanto dai detenuti, quando dagli agenti di polizia penitenziaria, quasi prigionieri della situazione anche loro. “È tosta sta’ in galere, eh?” chiede ad un certo punto Don Carmine all’Ispettore Gargiulo; l’agente gli risponde piccato: “Tu stai in galera, io no“; “Ah sì? Non me ne ero accorto” è la risposta del mafioso.
I film carcerari di solito amplificano il vicendevole disprezzo tra poliziotti e detenuti; Ariaferma invece fa riscoprire i punti di vista e l’umanità di entrambi i gruppi.
Il senso del film si potrebbe riassumere con queste parole cantate da De André ne La città vecchia: “Se tu penserai e giudicherai, Da buon borghese; Li condannerai a cinquemila anni, Più le spese; Ma se capirai se li cercherai, Fino in fondo; Se non sono gigli son pur sempre figli, Vittime di questo mondo“. Questo è forse il senso principale del film.
E qui il rischio di cadere nel didascalismo era grande: altri film avrebbe sottolineato fin troppo il loro essere “vittime di questo mondo”. E invece Ariaferma no. Pur provando solidarietà ed umana empatia per questi uomini, Leonardo Di Costanzo ci ricorda sempre, attraverso le guardie, che comunque sono criminali e meritano di essere lì a pagare il loro debito con la società.
“Parliamoci da uomo a uomo“, dice l’Ispettore Gargiulo a Lagioia in uno dei dialoghi più belli, “io e te non abbiamo niente in comune! Io la sera quando metto la testa sopra il cuscino sono sereno. Faccio il mio lavoro, mi pagano. Ho la coscienza pulita. Non ho mai fatto male a nessuno. Non ho debito di nessun tipo, con nessuno. E questo mi dà una serenità che tu non conosci. Perciò io e te in comune non abbiamo niente“.
Cast
L’ispettore Gaetano Gargiulo, l’agente ritrovatosi a capo suo malgrado della struttura, è interpretato da uno straordinario Toni Servillo. Il suo contraltare tra i detenuti è il camorrista Carmine Lagioia, interpretato benissimo da Silvio Orlando.
Anche il resto del cast è convincente, in un mix tra attori professionisti e non professionisti. Tra i volti noti, ricordiamo Fabrizio Ferracane (interpreta l’agente penitenziario meno d’accordo con i metodi di Gargiulo nel gestire i prigionieri), Salvatore Striano (interpreta Cacace, braccio destro di Lagioia) e Roberto De Francesco (che interpreta il funzionario Buonocore). Ottima prova per l’esordiente Pietro Giuliano, che interpreta il giovane Fantaccini.
Regia
Regista della pellicola Leonardo Di Costanzo, co-autore anche della sceneggiatura. In passato si è distinto con i film L’intrusa e L’intervallo, entrambi i film vincitori di numerosi riconoscimenti.
Crew
Punto forte questo film è sicuramente la splendida fotografia di Luca Bigazzi, già direttore della fotografia dei film quali di Paolo Sorrentino (Le conseguenze dell’amore, Il divo, This Must Be the Place, La grande bellezza) e di film quali Lamerica di Gianni Amelio, Pane e tulipani di Silvio Soldini e Romanzo criminale di Michele Placido.
Bellissime le musiche di Pasquale Scialò, compositore italiano solo occasionalmente prestato al cinema (ad esempio in Lontano in fondo agli occhi di Giuseppe Rocca). Vi consiglio di scaricarvi la colonna sonora (la trovate a questo link): è davvero bella.
Consigli di visione
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