Sta facendo molto discutere Parthenope, il nuovo film di Paolo Sorrentino dedicato a Napoli. Ecco cosa penso di questa pellicola.
«La vita è enorme, ci si perde dappertutto»
Louis-Ferdinand Céline
Parthenope, il decimo film di Paolo Sorrentino, rappresenta una tappa essenziale della sua filmografia in quanto completa il suo discorso su Napoli cominciato all’alba degli anni duemila – il brillante esordio del 2001 con L’uomo in più – e proseguito con l’ultimo splendido È stata la mano di Dio (2021).
Parthenope passa però dal ricordo autobiografico del regista del precedente film al ricordo autobiografico – se così si può dire – di Napoli attraverso lo sguardo di una donna, Parthenope, interpretata dalla bravissima Celeste Dalla Porta, che percorre nella sua vita, dalla nascita alla maturità, un viaggio nel suo tempo e nella sua città.
Sorrentino per la prima volta utilizza una donna come protagonista di un suo film e la scelta è ovviamente dirompente. La bellezza della protagonista è una delle chiavi del film e la macchina da presa se ne innamora perdutamente cercando nei suoi occhi, nelle sue espressioni, nel suo corpo Eros, la meraviglia allo stato puro.
Parthenope è una donna bellissima ma è anche Napoli, una città bellissima, unica, e piena di contraddizioni e di contrasti. E infatti Parthenope evoca il mito della sirena ammaliatrice e fondatrice di Napoli e non può che rappresentarla durante la sua vita.
Dal 1950 ai giorni nostri vive la sua vita e le sue esperienze nella sua città e la sua bellezza inafferrabile e il suo misterioso fascino si rispecchia in Napoli. Il viaggio nel mondo femminile di Parthenope attraverso la seduzione, la malattia, la morte nella seconda metà del novecento ci mostra l’enormità e il mistero della vita ma è una visione che è ovviamente lontana da quella maschile del regista, perché le donne vivono con maggior dolore e profondità il tempo della vita. E Sorrentino si immedesima volentieri con la sua protagonista e ne condivide lo sguardo curioso, indagatore e filosofico.
Non a caso una delle persone che Parthenope incontra – forse la figura più importante per la sua maturazione intellettuale – è il professore di antropologia Devoto Marotta, magnificamente interpretato da Silvio Orlando, che la indirizza verso la sua materia, facendola diventare la sua assistente, ma che diverrà il suo mentore aprendole lo sguardo sulle difficoltà e le contraddizioni della vita e a convivere col dolore delle sue esperienze.
Non vorrei raccontare in queste righe la trama del film – che esiste al contrario di quello che alcuni hanno affermato, ed è fondamentale seguire nel suo sviluppo narrativo dai drammi adolescenziali a quelli della maturità – ma preferisco soffermarmi sulle immagini e sulle parole del film e sugli incontri, belli e/o brutti, di Parthenope nel corso della sua vita.
Dalle immagini luminose del mare di Napoli e di Capri che raffigurano la sua spensierata gioventù al confronto con quelle notturne e inquietanti dei quartieri spagnoli. Dal rapporto “problematico” col fratello al primo amore caprese, dall’incontro affascinante con lo scrittore americano John Cheever (un carismatico Gary Oldman) a quello terribile con il cardinale Tesorone (un demoniaco Peppe Lanzetta).
Il film è pieno di queste suggestioni che rappresentano le mille sfaccettature di Napoli attraverso gli incontri di Parthenope, sempre pronta e sicura nelle risposte e nei comportamenti. Parthenope è una donna libera che vive in una città libera ed essendo libera si può anche criticare aspramente, come fa il personaggio interpretato da Luisa Ranieri, l’attrice che critica ferocemente i suoi concittadini “poveri, vigliacchi e piagnucolosi”.
La sua voglia di conoscere la porta continuamente alla ricerca di una verità che non la soddisfa, di un amore che non può trovare e del vero significato della vita. Parthenope per Sorrentino rappresenta il dramma del tempo che fugge, della giovinezza che scorre troppo velocemente, misteriosa, inafferrabile, allegra e tragica allo stesso tempo, e della ricerca di un amore che dia un senso all’esistenza ma che sembra difficilmente raggiungibile.
Una donna che sa quello che vuole e non si preoccupa di cosa gli altri, la famiglia e gli uomini, vogliono e si aspettano da lei. E tra mille difficoltà attraversa un secolo e una città senza mai abbassare lo sguardo e sempre con la voglia e la curiosità di cercare la sua verità e la sua strada, magari lontano da Napoli, come lo stesso regista e come il suo alter ego Fabietto Schisa di È stata la mano di Dio, per poi ritornarci sempre con nostalgia, con amore eterno e indissolubile perché come Sorrentino faceva dire a Antonio Capuano “da Napoli nessuno se ne va mai veramente”.
Giudizio finale
Un film necessario, bellissimo, commovente e imprescindibile, e assolutamente da vedere a patto di lasciarsi andare al flusso delle immagini e delle parole, lasciando fuori dal cinema ogni pregiudizio critico.
Crediti
Parthenope Italia, 2024, 136′
Sceneggiatura e Regia: Paolo Sorrentino
Fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Musica: Lele Marchitelli
Cast: Celeste Dalla Porta, Gary Oldman, Stefania Sandrelli, Luisa Ranieri, SIlvio Orlando, Dario Aita, Isabella Ferrari, Giampiero De Concilio, Peppe Lanzetta, Francesca Romana Bergamo
Produzione: The Apartment, Pathé
Distribuzione: PiperFilm