Ieri notte si è svolta la cerimonia di consegna dei Premi Oscar 2016, in una serata condotta dal comico americano Chris Rock. I più “nominati”, erano Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu (12 nomination), Mad Max: Fury Road di George Miller (10 nomination) e Sopravvissuto – The Martian di Ridley Scott (7 nomination), ma c’era molta attesa anche per i possibili Oscar a Leonardo DiCaprio, Ennio Morricone e Sylvester Stallone. Per un maggior approfondimento potete rileggervi il post: Premi Oscar 2016: tutte le nomination.
Di seguito trovate la lista completa di tutti i vincitori (e tutte le nomination) categoria per categoria.
Miglior film
- Il caso Spotlight (Spotlight), regia di Tom McCarthy
- La grande scommessa (The Big Short), regia di Adam McKay
- Il ponte delle spie (Bridge of Spies), regia di Steven Spielberg
- Brooklyn, regia di John Crowley
- Mad Max: Fury Road, regia di George Miller
- Sopravvissuto – The Martian (The Martian), regia di Ridley Scott
- Revenant – Redivivo (The Revenant), regia di Alejandro González Iñárritu
- Room, regia di Lenny Abrahamson
La statuetta più ambita, quella del Miglior film, va a Tom McCarthy (L’ospite inatteso) e al suo Il caso Spotlight. Noi amanti del genere tifavamo per Mad Max: Fury Road, ma senza grandi speranze. Con un film di denuncia, ben girato, ben recitato, su temi scottanti (parla di abusi sessuali compiuti da sacerdoti ai danni di minori) si sapeva che l’Academy ci sarebbe andata a nozze. E così è stato.
Miglior regia
- Alejandro González Iñárritu– Revenant – Redivivo (The Revenant)
- Lenny Abrahamson – Room
- Tom McCarthy – Il caso Spotlight (Spotlight)
- Adam McKay – La grande scommessa (The Big Short)
- George Miller – Mad Max: Fury Road
Se per il Miglior Film Mad Max: Fury Road aveva poche chance (per quanto meritasse la vittoria), che George Miller riuscisse almeno ad aggiudicarsi la Migliore Regia era ben più che una speranza. Certo, la tipologia di film non giocava a suo favore, ma la grandezza di quello che ha creato avrebbe potuto convincere l’Academy a premiare un regista così fuori dagli schemi. Anche perché il suo principale concorrente alla statuetta era Alejandro González Iñárritu per Revenant – Redivivo ma che sarebbe dovuto essere “fuori dai giochi” avendo già vinto lo scorso anno con Birdman: solo John Ford nel 1941 e nel 1942 (per Furore e Com’era verde la mia valle) e Joseph L. Mankiewicz nel 1950 e nel 1951 (per Lettera a tre mogli e Eva contro Eva) erano riusciti a bissare la migliore regia due anni di seguito. E invece il regista messicano riconquista la statuetta con un film che, seppur non memorabile, a livello di regia è uno straordinario esercizio di stile, con riprese incredibili e difficilissime.
Miglior attore protagonista
- Leonardo DiCaprio – Revenant – Redivivo (The Revenant)
- Bryan Cranston – L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo (Trumbo)
- Matt Damon – Sopravvissuto – The Martian (The Martian)
- Michael Fassbender – Steve Jobs
- Eddie Redmayne – The Danish Girl
Vabbeh. Ha vinto DiCaprio. Se lo aspettavano tutti, uno di quegli Oscar “lisci lisci”. Leo è un attore che amo e stimo molto, e in passato ha interpretato benissimo ruoli molto più difficili di questo The Revenant. Non che qui abbia fatto male, anzi: il film si regge molto sulla sua bravura. Il fatto è che come ruolo, dal punto di vista dell’interpretazione (e mi interessa poco se si sia buttato nel fiume o abbia mangiato schifezze), è molto più facile di, tanto per dire, The Aviator, Shutter Island e The Wolf of Wall Street. Un’unica intenzione per tutto il film: non è da lui. Se avessero vinto Matt Damon o Michael Fassbender non sarebbe stato chissà quale furto: anche loro meriterebbero un Oscar in bacheca dopo le tante nomination! Non cito Eddie Redmayne con The Danish Girl, che avrebbe sicuramente vinto l’Oscar, con buon pace di Leo, se non lo avesse già vinto lo scorso anno (mica tutti possono bissare come Iñárritu).
Miglior attrice protagonista
- Brie Larson – Room
- Cate Blanchett – Carol
- Jennifer Lawrence – Joy
- Charlotte Rampling – 45 anni (45 Years)
- Saoirse Ronan – Brooklyn
Come migliore attrice vince la giovane Brie Larson per Room di Lenny Abrahamson. E non è una sorpresa dato che aveva già vinto per questa parte il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico, il BAFTA alla migliore attrice protagonista, uno Screen Actors Guild Award.
Miglior attore non protagonista
- Mark Rylance – Il ponte delle spie (Bridge of Spies)
- Christian Bale – La grande scommessa (The Big Short)
- Tom Hardy – Revenant – Redivivo (The Revenant)
- Mark Ruffalo – Il caso Spotlight (Spotlight)
- Sylvester Stallone – Creed – Nato per combattere (Creed)
Qui c’era l’imbarazzo della scelta, ma il mio cuore era tutto per Sylvester Stallone in lizza con il suo Rocky in Creed – Nato per combattere. Dopo il Golden Globe le speranze che Sly vincesse finalmente un Oscar, meritato, erano alle stelle. Invece l’Academy gli ha preferito l’attore britannico Mark Rylance per la sua interpretazione di Rudolf Abel ne Il ponte delle spie di Steven Spielberg. Senza cuore. Avremmo dovuto fare dei meme pro Stallone come per DiCaprio.
Miglior attrice non protagonista
- Alicia Vikander – The Danish Girl
- Jennifer Jason Leigh – The Hateful Eight
- Rooney Mara – Carol
- Rachel McAdams – Il caso Spotlight (Spotlight)
- Kate Winslet – Steve Jobs
Vince la statuetta la bella e giovane attrice svedese Alicia Vikander per The Danish Girl di Tom Hooper, soffiando la statuetta da sotto al naso a Jennifer Jason Leigh che avrebbe potuto benissimo vincere con la sua “splendida” Daisy Domergue in The Hateful Eight di Quentin Tarantino.
Migliore sceneggiatura originale
- Tom McCarthy e Josh Singer – Il caso Spotlight (Spotlight)
- Matt Charman, Joel ed Ethan Coen – Il ponte delle spie (Bridge of Spies)
- Alex Garland – Ex Machina
- Josh Cooley, Ronnie del Carmen, Pete Docter e Meg LeFauve – Inside Out
- Andrea Berloff, Jonathan Herman, S. Leight Savidge e Alan Wenkus – Straight Outta Compton
In molti si aspettavano la statuetta ai fratelli Coen per Il ponte delle spie. E invece vanno a vincere gli autori di Il caso Spotlight. , ovvero il regista Tom McCarthy e lo sceneggiatore sceneggiatore televisivo Josh Singer (Fringe, Lie to Me).
Migliore sceneggiatura non originale
- Charles Randolph e Adam McKay – La grande scommessa (The Big Short)
- Nick Hornby – Brooklyn
- Phyllis Nagy – Carol
- Drew Goddard – Sopravvissuto – The Martian (The Martian)
- Emma Donoghue – Room
Vincono Adam McKay (Fratellastri a 40 anni, Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy) e Charles Randolph (The Life of David Gale, The Interpreter) per questo bel film tratto dal libro The Big Short – Il grande scoperto di Michael Lewis.
Miglior film straniero
- Il figlio di Saul (Saul fia), regia di László Nemes (Ungheria)
- El abrazo de la serpiente, regia di Ciro Guerra (Colombia)
- Mustang, regia di Deniz Gamze Ergüven (Francia)
- Theeb, regia di Naji Abu Nowar (Giordania)
- A War (Krigen), regia di Tobias Lindholm (Danimarca)
Come in altre categorie, anche qui ha vinto chi si aspettava: l’ungherese Il figlio di Saul di László Nemes si aggiudica la statuetta dopo essersi portato a casa il Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes e il Golden Globe come Miglior film straniero. Comunque non avrebbe stupito più di troppo una ipotetica vittoria di Mustang, opera prima della regista turca Deniz Gamze Ergüven, già vincitrice di 4 premi César e il Premio Goya come Miglior film europeo.
Miglior film d’animazione
- Inside Out, regia di Pete Docter e Ronnie del Carmen
- Anomalisa, regia di Charlie Kaufman e Duke Johnson
- Il bambino che scoprì il mondo (O Menino e o Mundo), regia di Alê Abreu
- Shaun, vita da pecora – Il film (Shaun the Sheep Movie), regia di Mark Burton e Richard Starzak
- Quando c’era Marnie (Omoide no Mānī?), regia di Hiromasa Yonebayashi
Peccato per Anomalisa che avrebbe potuto godere di una distribuzione di ritorno in caso di vittoria, ma vince Inside Out e penso che pochi avevano dubbi a riguardo.
Miglior fotografia
- Emmanuel Lubezki – Revenant – Redivivo (The Revenant)
- Ed Lachman – Carol
- Robert Richardson – The Hateful Eight
- John Seale – Mad Max: Fury Road
- Roger Deakins – Sicario
Incredibile. L’unico aggettivvo che mi viene per commentare il terzo Oscar consecutivo consegnato nelle mani dello straordinario direttore della fotografia messicano Emmanuel Lubezki: Gravity (2014), Birdman (2015), The Revenant (2016). Solo John Toll (nel 1995 con Vento di passioni e nel 1996 con Braveheart – Cuore impavido) aveva vinto due anni di seguito: ma tre anni di seguito non era mai successo prima d’ora!
Miglior scenografia
- Colin Gibson e Lisa Thompson – Mad Max: Fury Road
- Rena DeAngelo, Bernhard Henrich e Adam Stockhausen – Il ponte delle spie (Bridge of Spies)
- Michael Standish e Eve Stewart – The Danish Girl
- Celia Bobak e Arthur Max – Sopravvissuto – The Martian (The Martian)
- Jack Fisk e Hamish Purdy – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Iniziamo la lunga serie di premi tecnici, tutti meritatissimi, con quello per la miglior scenografia…
Miglior montaggio
- Margaret Sixel – Mad Max: Fury Road
- Hank Corwin – La grande scommessa (The Big Short)
- Stephen Mirrione – Revenant – Redivivo (The Revenant)
- Tom McArdle – Il caso Spotlight (Spotlight)
- Maryann Brandon e Mary Jo Markey – Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens)
… e quello per il miglior montaggio.
Miglior colonna sonora
- Ennio Morricone – The Hateful Eight
- Thomas Newman – Il ponte delle spie (Bridge Of Spies)
- Carter Burwell – Carol
- Jóhann Jóhannsson – Sicario
- John Williams – Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens)
Se prendevano in giro DiCaprio per non aver mai vinto un Oscar a 41 anni, cosa si sarebbe dovuto dire del Maestro Ennio Morricone ancora a mani vuote a 88 anni, dopo 6 nomination (solo 6 tra l’altro) e oltre 500 colonne sonore composte per film quali The Mission, Gli Intoccabili e C’era una volta in America??!!?! A questa ingiustizia si è messa una pezza quest’anno premiandolo, però, per una composizione “minore” rispetto ad altri suoi capolavori.
Miglior canzone
- Writing’s on the Wall (Jimmy Napes e Sam Smith) – Spectre
- Earned It (Abel Tesfaye, Ahmad Balshe, Jason Daheala Quenneville e Stephan Moccio) – Cinquanta sfumature di grigio (Fifty Shades of Grey)
- Manta Ray (J. Ralph e Antony Hegarty) – Racing Extinction
- Simple Song #3 (David Lang) – Youth – La giovinezza (Youth)
- Til It Happens to You (Diane Warren e Lady Gaga) – The Hunting Ground
Vince la categoria Writing’s on the Wall (di Jimmy Napes e Sam Smith), tema ufficiale dell’ultimo film di James Bond, Spectre, ripetendo il successo della precedente Skyfall del 2013.
Migliori effetti speciali
- Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris e Andrew Whitehurst – Ex Machina
- Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams e Tom Wood – Mad Max: Fury Road
- Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers e Steven Warner – Sopravvissuto – The Martian (The Martian)
- Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith e Cameron Waldbauer – Revenant – Redivivo (The Revenant)
- Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh e Neal Scanlan – Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens)
Mi fa piacere che un bel film come Ex Machina sia riuscito a portarsi a casa una statuetta, però almeno per gli effetti speciali l’Oscar lo avrei dato a Star Wars: Il risveglio della Forza, se non anche questo a Mad Max: Fury Road.
Miglior sonoro
- Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo – Mad Max: Fury Road
- Andy Nelson, Gary Rydstrom e Drew Kunin – Il ponte delle spie (Bridge of Spies)
- Andy Nelson, Christopher Scarabosio e Stuart Wilson – Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens)
- Paul Massey, Mark Taylor e Mac Ruth – Sopravvissuto – The Martian (The Martian)
- Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Altro premio meritatissimo.
Miglior montaggio sonoro
- Mark Mangini e David White – Mad Max: Fury Road
- Alan Robert Murray – Sicario
- Matthew Wood e David Acord – Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens)
- Oliver Tarney – Sopravvissuto – The Martian (The Martian)
- Martin Hernandez e Lon Bender – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Idem come sopra.
Migliori costumi
- Jenny Beavan – Mad Max: Fury Road
- Sandy Powell – Carol
- Sandy Powell – Cenerentola (Cinderella)
- Paco Delgado – The Danish Girl
- Jacqueline West – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Idem idem.
Miglior trucco e acconciatura
- Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin – Mad Max: Fury Road
- Love Larson e Eva Von Bahr – Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (Hundraåringen som klev ut genom fönstret och försvann)
- Sian Grigg, Duncan Jarman e Robert A. Pandini – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Idem idem idem
Miglior documentario
- Amy, regia di Asif Kapadia
- Cartel Land, regia di Matthew Heineman
- The Look of Silence, regia di Joshua Oppenheimer
- What Happened, Miss Simone?, regia di Liz Garbus
- Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, regia di Evgeny Afineevsky
Vince la categoria il documentario sulla vita della cantante Amy Winehouse, morta a soli 27 anni. Dietro la macchina da presa il regista di origine indiana Asif Kapadia, già autore del documentario su Ayrton Senna (Senna, 2010).
Miglior cortometraggio documentario
- A Girl In The River: The Price Of Forgiveness – regia di Sharmeen Obaid-Chinoy
- Body Team 12 – regia di David Darg e Bryn Mooser
- Chau, Beyond The Lines – regia di Courtney Marsh e Jerry France
- Claude Lanzmann: Spectres Of The Shoah – regia di Adam Benzine
- Last Day Of Freedom – regia di Dee Hibert e Jones Nomi Talisman
Un cortometraggio documentario su un tema importantissimo, i “delitti d’onore”: si calcola che ogni anno vengano uccise tra le 1.000 e le 4.000 donne in Pakistan come “delitti d’onore” per non aver voluto sposare uomini scelti per loro dalle famiglie. Speriamo che il cortometraggio permetta di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tragedia.
Miglior cortometraggio
- Stutterer, regia di Benjamin Cleary e Serena Armitage
- Ave Maria, regia di Basil Khalil
- Day one, regia di Henry Huges
- Everything will be ok, regia di Patrick Vollrath
- Shock, regia di Jamie Donoughue
Una breve storia sull’amore e le difficoltà dell’amore. Regista, sceneggiatore e interprete il giovane attore inglese Matthew Needham, noto per la serie tv Casualty.
Miglior cortometraggio d’animazione
- Bear Story, regia di Gabriel Osorio Vargas
- Prologue, regia di Richard Williams
- Sanjay’s Super Team, regia di Sanjay Patel
- We can’t live without cosmos, regia di Konstantin Bronzit
- World of tomorrow, regia di Don Hertzfeldt
Vince a sorpresa il Miglior cortometraggio d’animazione il cileno Bear Story. Con un budget di soli 40mila dollari il film dell’esordiente Gabriel Osorio Vargas ha battuto professionisti del calibro di Sanjay Patel della Pixar di Sanjay’s Super Team e Richard Williams di Prologue.