Come sa chi mi segue, bazzico frequentemente le fiere di fumetti. Sono stato in quasi tutte le principali fiere italiane oltre ad essere stato a fiere in Gran Bretagna, Francia e alla celebre San Diego Comic Con negli Stati Uniti. Ed ogni Paese ha le sue peculiarità. In Francia gli autori sono in fiera, ospiti di qualche casa editrice o dell’organizzazione, principalmente per promuovere il loro ultimo libro; nelle fiere anglosassoni, invece, gli autori sono spesso in prima linea “da soli”, per promuovere i propri lavori in generale vendendo tavole originali o commission. In Italia invece la situazione è meno identificabile.
Una qualsiasi Comic-Con americano, che sia a Dallas, Baltimora o Phoenix, sarà come una versione più piccola del San Diego Comic-Con o del New York Comic-Con, ma la struttura sarà più o meno la stessa. In Italia invece, nessuna altra manifestazione fumettistica può essere paragonabile a Lucca Comics & Games, neanche facendo l’opportuna scala di grandezza. Lucca ha una potenza in termini di visitatori che potrebbe seriamente attirare, espositori, visitatori, ospiti da ogni parte del mondo. Così come accade invece per New York e San Diego. Non è però così. Sopratutto per quanto riguarda una delle sezione tipiche degli eventi fumettistici, l’Artists’ Alley, ovvero l’area nella quale gli autori possono vendere e interagire direttamente con i loro fan.
Perché questo accade? È quello che si è chiesto in questi giorni il fumettista Fabio D’Auria in una lettera aperta indirizzata agli organizzatori della kermesse lucchese e pubblicata su un noto social network. Prima di riportare il messaggio, ricordiamo che è Fabio D’Auria è un fumettista e colorista italiano pubblicato in tutto il mondo. In questi anni ha lavorato come colorista per Marvel (The Amazing Spider-Man), Bonelli (Nathan Never, Dylan Dog) Les Humanoïdes Associés (Le jour des Magiciens), Soleil (Lans Sirling). Ha lavorato come animatore, è insegnante alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia e attualmente ha messo da parte i colori per realizzare un albo in veste di disegnatore per la blasonata Soleil. Più volte si è occupato delle artists’ alley di vari eventi fumettistici (Mantova su tutti). Questa piccola premessa, giusto per sottolineare che quanto dice lo dice da addetto ai lavori con ampia conoscenza del mercato internazionale e cognizione di causa.
ARTISTS’ ALLEY di Fabio D’Auria
“Partiamo da qui, cos’è un Artists’ Alley? Letteralmente sta per “Il vicolo degli artisti“e indica ormai da anni la zona che le varie fiere internazionali del fumetto (ma del ludico in generale) dedicano agli autori, una Montmartre itinerante dove gli autori di fumetto e illustrazione possono incontrare il pubblico, vendere i propri disegni, disegnare per i loro fans.
Consolidata da decenni negli USA da qualche anno ha preso piede un po’ in tutto il mondo, persino in oriente dove di solito sono molto chiusi agli autori stranieri, Tokyo, Singapore ed altre città del sol levante hanno un artists’ alley con autori provenienti da tutto il mondo.
Al San Diego Comicon, la più importante e “grossa” fiera di fumetti/giochi/cinema americana, quest’anno l’artists’ area contava (guardando la mappa sul sito) 9 corridoi da 24 postazioni, cioè 216 tavoli, cioè 216 autori.
(segnatevelo, duecentosedici)
A quello di NYC (proprio questo ottobre) sono registrati nella sola artists’ alley 456 tavoli, no, non ho sbagliato a digitare, 4 5 6, quattrocentocinquantasei tavoli.
http://www.newyorkcomiccon.com/…/nycc-artist-alley-floor-pl…
Chiaro, sono le più grandi fiere del fumetto al mondo… Fanno centinaia di migliaia di ingressi, ovvio dedichino così tanto spazio agli autori.
Si.
No.
Quel che non tutti sanno è che le due fiere citate si aggirano tra i 130mila e i 150mila biglietti staccati (e San Diego nonostante la metratura spaventosa è a numero chiuso, significa che più di quei biglietti non può staccare) mentre Lucca Comics ha dichiarato ufficialmente 220mila biglietti per il 2015, New York 150mila, Lucca duecentoventimila (ma hanno stimato 400mila persone totali in giro per la città durante la manifestazione).
Facciamo un passo indietro, tra autori si cominciò a parlare seriamente di uno spazio dedicato in Italia nel 2006, durante la prima edizione del Mantova Comics, quella di Mantova fu la prima fiera ad offrire un’acerba “alley” dove gli autori potevano disegnare per il pubblico, la maggior parte di noi, giovani e sconosciuti, disegnava gratis, qualcuno cominciava a fare le prime commission, quello che facemmo è investire, su noi stessi e sull’idea di rapporto diretto tra autore e pubblico, cosa in Italia quasi del tutto sconosciuta, tra quei corridoi cominciarono a formarsi i primi gruppi, in 3, in 4, a volte in 8 ci si associava per dividere degli spazi, vista l’assenza di aree dedicate cominciammo a popolare gli stand fino ad allora suddivisi tra editori e negozianti nelle varie manifestazioni in giro per l’Italia, Mantova, Napoli, la stessa Lucca, prima al padiglione Giglio, qualcuno riuscì ad entrare al Napoleone, la cosa funzionò qualche anno ma Lucca Comics cresceva e i prezzi pure.
La svolta ci fu nel 2013 quando decidemmo di farci sentire con una lettera aperta accompagnata da una raccolta firme con cui si chiedeva a Lucca Comics di ragionare assieme agli autori della fattibilità di un Artists’ Alley.
La risposta fu positiva, Lucca ci rispose pubblicamente e con grande apertura che “sì!” conosceva la realtà delle artists’ alley (sul perché dal 1993 al 2013 non avessero mai pensato a dedicare uno spazio agli autori sta ancora indagando Giacobbo).
In tempi brevi la fiera ci dedicò un padiglione quell’anno stesso, fa nulla che di quel padiglione, il San Romano, si fossero lamentate l’anno prima le fumetterie perchè isolato e nascosto in una zona non di passaggio, ben segnalato e col traino di noi autori il pubblico sarebbe arrivato.
La risposta di pubblico ci fu ma non come sperato, la nostra presenza non era segnalata, molti ci dissero di averci trovati per sbaglio, alcuni a fiera finita lamentarono di non aver capito dove fossimo.
Molti raggiunsero il nostro padiglione seguendo le indicazioni WC, altri entrarono a chiederci i biglietti per la fiera (l’anno prima c’era anche una biglietteria).
Per due anni l’organizzazione promise una migliore segnaletica, per due anni si sono moltiplicate le defezioni.
Io ho sempre creduto/sperato in una miglior valorizzazione e ho discusso, litigato con gli altri autori cercando un modo per far sentire la nostra voce ma tanti colleghi in questi tre anni hanno preferito tornare a dividersi i costi (alti) degli stand per poter stare nei padiglioni principali, personalmente non mi sento di accusarli, a conti fatti la loro è stata un’idea vincente (a livello personale) e serve anche come dimostrazione che non è l’autore a Lucca Comics a non funzionare (avete presente le lunghe file per avere uno sketch dal vostro autore preferito?) ma è l’artists’ alley di Lucca Comics che non va.
Perché altrimenti sempre più autori preferiscono prendere un tavolo alla fiera di Londra (proprio ad ottobre) piuttosto che a Lucca?
Cosa spinge un autore a prender l’aereo, andare oltremanica e dormire, prendere un tavolo alla Convention londinese? Perchè costa meno che al Lucca Comics e c’è un riscontro di pubblico (e quindi economico) migliore che al Lucca Comics. Cioè, una fiera che forse non arriva a 50mila ingressi frutta ad un autore più dei 220mila, duecentoventimila ingressi (e parliamo solo dei paganti) di Lucca Comics.
Perché sempre più autori preferiscono volare fino a NY (oltre che a Londra) e saltare Lucca Comics?
Si potrebbe dire allora che la colpa è del mercato del collezionismo in Italia, forti esterofili gli italiani preferiscono gli autori stranieri?
Potrebbe essere, questo però non spiega la presenza ogni anno a Lucca Comics di almeno 4 venditori di tavole originali, non spiega gli autori italiani presenti da anni su ebay o su altri circuiti di vendita, non spiega i numerosi fumettisti italiani che vendono in prima persona i propri lavori in rete, non spiega perché sempre più autori italiani siano rappresentati da un agente che gli gestisce le vendite.
E’ abbastanza ovvio che per un autore presenziare ad una fiera è un investimento sia d’immagine che economico ma è anche una spesa, e se un qualsiasi autore preferisce snobbare una fiera da 220mila presenze per andare ad una che fa la metà degli ingressi come NY o addirittura una “piccola” come quella di Londra è perchè quella fiera da 220mila presenze non sa valorizzare, non sa pubblicizzare, non riesce a mettere quell’autore in condizione di rientrarci dalle spese, figuriamoci allora il guadagnare.
Domandatevi anche perchè a Londra arrivino autori americani ma gli stessi non si spingano in Italia (non confondiamo gli ospiti dei vari editori con gli autori che a PROPRIE spese vanno in artists’ alley).
La moria di autori richiedenti il tavolo nella Comics Artist Area lucchese (ah già, visto che il nome Artists’ Alley è conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo e facilmente associabile alla presenza degli autori, Lucca Comics ha ben pensato nel 2013 di dare all’area un nome diverso) ha portato quest’anno all’implosione.
-Qui faccio delle supposizioni non avendo al 22 settembre idea di chi e quanti siamo ad aver chiesto un tavolo quest’anno-
(mentre le altre fiere annunciano gli autori mesi prima per giocarsi a costo zero il nome degli autori in cartellone e per permettere anche ai fans e ai collezionisti di organizzarsi per la fiera, Lucca Comics ogni anno tiene segreta la lista fino agli ultimi giorni)
Da meno di 20 autori dell’anno scorso probabilmente le richieste sono state ancora minori quest’anno, dovevamo avere conferma dell’accettazione della richiesta del tavolo a inizio Luglio, l’abbiamo avuta il 22 settembre, silenzio da maggio interrotto solo da una comunicazione a metà agosto in cui ci avvertivano di una riqualificazione. Non stiamo qui a parlare di chi ha condizionato la propria presenza, quindi prendersi i giorni liberi, TROVARE un alloggio a Lucca, all’avere un tavolo nella Comics Artists Area.
Ieri, 22 settembre la segreteria ci ha comunicato che la Comics artist area è stata ricollocata nella caffetteria di Palazzo Ducale.
Caffetteria, si avete letto bene. Caffetteria.
NYC, 150mila biglietti, 456 tavoli autore (è forse qualcuno è rimasto fuori)
Lucca, 220mila biglietti, una caffetteria.
Tralascio il discorso “bagaglio” dell’artista in giro per fiere, forse Lucca Comics suppone noi si arrivi in fiera mani in tasca, ci si faccia prestare la penna dall’hostess e ci si sieda a firmare qualche autografo.
In realtà quello di noi che “viaggia” più leggero ha un raccoglitore dei disegni originali, un pacco almeno di fogli, e il borsello con gli strumenti da disegno.
Quelli più attrezzati, o anche i più prolifici di raccoglitori con gli originali ne ha tre, magari si porta diversi tipi di carta per avere la possibilità di fare degli acquerelli, molti di noi si portano dietro scatoloni con gli sketchbook personali autoprodotti, quasi tutti abbiamo un Roll-up (una specie di stendardo personale) pesante ed ingombrante dietro per dire agli avventori “sono io, sono qua”, ma c’è chi si porta poster, lampade, tubi di colore e bicchieri per l’acqua per sciacquare i pennelli.
Caffetteria.
Allora, visto che non è colpa del mercato, visto che non è colpa di Lucca Comics, non può essere che colpa degli autori.
Lucca Comics forse dirà che la colpa è nostra, di quelli che preferiscono andare al London Comic Con piuttosto che a Lucca Comics, di quelli che preferiscono andare nei padiglioni degli editori invece che in artis- scusate, invece che in Comics Artists Area.
La colpa è certamente di questi autori (certamente dei pazzi) che preferiscono andare ad una fiera che non arriva forse a 50mila biglietti (ma frequentatissima da collezionisti italiani, l’avevo detto?) piuttosto che ad una fiera “a casa loro” che fa 220mila biglietti (in pratica dei masochisti questi autori).
Voi, fumettisti o appassionati che avete avuto la forza di leggere fin qui, provate a chiedervelo perchè la mia è sicuramente una visione viziata dall’essere coinvolto quindi chiedo aiuto a voi, provate a spiegarlo voi.
Cara Lucca Comics (scusa se ti do del tu ma ci frequentiamo da quando non avevo ancora la barba) come mai tra le centinaia di autori che abbiamo in Italia (centinaia!) la tua fiera attrae autori in quantità da riempirci i tavolini di una caffetteria?
(quattrocentocinquantasei, immaginate TUTTA piazza napoleone piena SOLO di file di tavoli di autori)”.
Speriamo che gli organizzatori leggano questo messaggio e magari spieghino, ad autori e al pubblico, perché non si è mai investito in un’area che potrebbe portare, senza grossi sforzi, ulteriori introiti oltreché lustro e visibilità internazionale all’evento. In chiusura la foto dell’Artists’ Alley di New York, da confrontare in stile “trova le differenze” con quella della Comics Artstis Area lucchese pubblicata ad inizio articolo.