Se siete appassionati di cartoni animati c’è un libro che non può proprio mancare nella vostra libreria: il Dizionario dei Cartoni Animati. Anzi, non un libro. Un librone! Un tomo di quasi 1000 pagine contenente le schede di tutti (o quasi) i cartoni animati arrivati in Italia dal 1908 al 2008 (100 anni, e non è un caso).
Cartoni animati giapponesi, americani, italiani, francesi, russi… vecchi, nuovi… serie animate e film d’animazione… c’è un po’ di tutto nelle oltre 3’000 schede che compongono il Dizionario. Un’opera monumentale realizzata da una sola persona (ovviamente adiuvata da un team di collaboratori), Daniel Valentin Simion, una delle persone che probabilmente ha visto più cartoni animati al mondo.
Abbiamo perciò voluto intervistarlo per farci raccontare come è nato questo folle progetto, costato anni di lavoro e impregnati di passione per questa arte.
Ciao Daniel, benvenuto su PopNerd. Per prima cosa presentati.
Ciao Marco! Mi chiamo Daniel Valentin Simion, nasco nella terra dei draghi e dei vampiri il 18 marzo nell’anno di Goldrake (1975) e tre anni dopo, a seguito della famiglia, vengo a vivere nella terra dell’arte e della cultura. Da quel momento inizia il mio imprinting e nasce un grande amore che durerà una vita intera: la passione di guardare i Cartoni Animati. Da qui, il mio primo fotogramma animato legato al mitico Babil Junior, seguito dalla Spada di King Arthur e dalle saghe robotiche di Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot… il resto è storia!
Ti occupi di cartoni animati professionalmente?
Affermativo. Attualmente sono al servizio dei Cartoni Animati. Dopo aver dato vita al famoso Dizionario dei Cartoni Animati, come autore ed esperto in materia, ho continuato la mia professione in questo settore, in vari modi, ma con uno scopo ben definito: trasmettere cultura in questo fantasmagorico settore. I mezzi usati da me e dai miei collaboratori per diffondere questa cultura sono vari e possiamo anche dire molto animati: capita di fare mostre di materiale tecnico e artistico, diamo la possibilità ad artisti di esprimersi, scriviamo format per programmi televisivi e di intrattenimento sociale, aiutiamo ad animare eventi, diamo consulenza e critica a palinsesti di programmi televisivi… In pratica io e i miei collaboratori forniamo colore alla vita con i Cartoni Animati.
Quando è nata la tua passione per l’animazione?
Questa passione nasce dalla consapevolezza che i Cartoon e Anime (in generale Cartoni Animati) sono entrati nel nostro DNA, ovvero nel nostro Genoma. A volte i Cartoni Animati più amati sono capaci di farci diventare in carne ed ossa i nostri beniamini, e non solo negli usi e costumi, ma anche nella vita e nella filosofia. Oggi, il mio mondo, è costellato da Cartoni Animati notte e giorno. Con la mia esperienza maturata in 8 anni di stesura, 12 anni di programmazione, e 35 anni passati a guardare Cartoni Animati, posso dire che sono (e mi ritengono) uno dei più autorevoli personaggi esistenti al mondo in grado di trattare l’argomento Cartoni Animati in tutte le sue sfaccettature: dalle Tecniche d’Animazione per fare i Cartoni Animati; alla programmazione televisiva; alla storia di questa Arte; alla familiarizzazione di personaggi e aziende che hanno fatto e fanno grande questo settore; alla visione consigliata; alla psico-socializzazione animata. Il tema Cartoni Animati dunque è molto più articolato di quanto si possa pensare. Dietro 25 immagini al secondo, che servono per animare un solo secondo di movimento, ci sono tantissime informazioni, tutte da analizzare… Qualcuno questo “sporco lavoro” lo doveva pure fare. Così, spunto io, con la mia voglia di indagare e di mettere ordine in questo caos infinito.
Il tuo libro è una vera e propria enciclopedia, con più di 3.000 schede!
Si, per la precisione sono presenti la bellezza di 3.141 schede. Ma definisco il termine enciclopedico che è l’insieme di un argomento pubblicato su più volumi e ordinato per capitoli,
a differenza del termine dizionaristico, dove tutto il sapere di un argomento è pubblicato su un unico volume. I dizionari sono più comodi da usare poiché la ricerca viene fatta su un unico libro, a differenza delle enciclopedie, dove la ricerca può richiedere a volte anche la consultazione di più volumi alla volta. Poi c’è da considerare il costo di pubblicazione da parte di un editore, e il costo di acquisizione da parte di un lettore, il quale è molto più inferiore in un dizionario. Poi c’è da dire che su un dizionario si ha da lottare tantissimo, dove lo spazio è una regola ferrea: hai determinata carta bianca e più in là di tanto non puoi materialmente andare. Quindi ci si ingegna per risparmiare spazio e far star dentro quanti più caratteri possibili. Nota: nel Dizionario dei Cartoni Animati ci sono circa 6 milioni di caratteri! Un lavoro incredibile!
Come è nata l’idea di realizzare un volume simile?
È una storia lunga ma interessante. L’idea nasce nel 1999. In quel periodo ci si apprestava ad entrare nel muovo millennio con tanta euforia. Internet era in piena espansione e i siti web stavano proliferando e arricchendosi di informazioni. Fu in quel momento che un giorno presi un po’ di tempo e mi accomodai sul divano facendo zapping per vedere cosa trasmettevano in televisione. Era un pomeriggio e mi ricordo che davano Pikachu, Yu-Gi-Oh!, e vari Cartoni di nuova generazione in Tecnica Flash come quelli di Cartoon Netwok. Sui canali locali erano invece completamente spariti i contenitori dei Cartoni Animati (ai miei tempi c’era Junior TV,
Bim Bum Bam, Ciao Ciao) e fatto ancora più insolito, dagli Stati Uniti erano arrivati i Cartoni Animati per adulti: irriverenti sulla società e dissacranti sull’educazione, ma poiché facevano ridere, venivano trasmessi a qualsiasi ora del giorno e della notte senza troppe remore. Fu davanti a South Park che mi posi una grande domanda: “Ma una mamma che parcheggia il figlio davanti alla TV, sa che cosa gli sta facendo vedere?”. Tutte le mamme “parcheggiano” i figli davanti alla TV per farli stare buoni, questo perché le mamme sono impegnate a fare da mangiare, lavare i piatti, apparecchiare, pulire in casa, rifare i letti, eccetera, e per non avere in mezzo ai piedi i figli, la televisione è una ottima baby-sitter E cosa c’è di più persuasivo per un giovane di un bel Cartone Animato in televisione?
Quella domanda ha dato così vita ad un personale dilemma che mi ha fatto scontrare con il mio IO interiore: ovvero, in quel momento, dentro di me, ho pensato a quando ero bambino io e cosa guardavo con tanto interesse. Io all’epoca della mia fanciullezza sono praticamente stato educato dalla televisione. Un po’ come Jim Carrey nel film “Il Rompiscatole”. Questo poiché mia mamma lavorava e in casa c’era poco, e non avevo nonni, zii o parenti o altri interessi che potevano riempirmi le giornate. Così, quando tornavo da scuola, passavo il tempo a guardare tutti i Cartoni Animati più possibili e immaginari. Se oggi sono diventato quello che sono, ed intendo gentile, educato, socievole, fantasioso e creativo, devo dare merito anche a Goldrake, Capitan Futuro, I predatori del Tempo, Daitarn III, Pollon, Dolce Remì, Creamy, Belle e Sebastien, Nanà SOS, He-Man, Lamù, Flò la piccola Robinson, Mimì, Robotech, Judo Boy, Conan il ragazzo del futuro, M.a.s.k., Sceriffi delle Stelle, Gli Erculoidi, Giatrus, e tantissimi altri. Ne ho citati giusto alcuni per dare nota dei temi trattati in questi Cartoni Animati: essi erano solari, divertenti, avventurosi, fantascientifici, a volte duri. Ma la vita è dura, si sa. Alla fine però il bene e la fatica vincono sempre! Queste erano le morali che la mia televisione, compagna della mia infanzia, mi hanno insegnato. Oggi il mio carattere è molto legato a quello che ho visto da giovane. Così, ritornando alla risposta, quel giorno mi venne il dilemma e mi venne in mente anche una immagine della mia infanzia, dove io e mia mamma guardavamo assieme Mimì e la nazionale della pallavolo. Mi ricordo ancora quel momento come se fosse ora… Ricordo che mia mamma guardava con me un episodio di Mimì, e si divertiva, ma soprattutto lo commentava dicendo: “Vedi come è dura la vita, bisogna sempre lottare!”. Mentre parlava e guardava il Cartone, io guardavo lei, ed ero entusiasta, perché condivideva con me delle emozioni forti, e perché vedevo la mia educatrice ricevere dai Cartoni Animati delle belle morali e dei saggi consigli. Così quel pomeriggio del 1999 misi a paragone uno scontro generazionale. La mia generazione contro quella nuova. E mi accorsi che le madri di oggi, cresciute con i Cartoni di allora, francamente non erano a conoscenza delle morali dei nuovi Cartoni che trasmettevano i nuovi palinsesti. Ovvero i genitori di oggi, quelli più distratti, non sanno nello specifico cosa stanno facendo vedere ai propri figli! Se i figli si educano da piccoli con South Park o i Simpson o simili, come saranno da grandi? Orridisco al pensiero! Come disse una volta il saggio Maurizio Nichetti: “L’educazione e la diseducazione passano sempre attraverso una immagine. Nei Cartoni Animati ci sono 25 immagini al secondo. Facciamo attenzione a cosa facciamo vedere, poiché basta una sola immagine a condizionarci!”. Ora, immaginiamo solo per un secondo di essere dei ragazzini di otto anni, e vedere in casa una scena di violenza in famiglia, laddove il marito picchia la propria moglie… Quella scena di violenza rimarrà indelebile nel nostro cervello e forse ci condizionerà negativamente per tutta la vita. Oppure immaginiamo una scena d’amore, laddove il tanto atteso regalo compare sotto l’albero di Natale, ma scopriamo che è stato l’amore dei nostri genitori a materializzarlo. Anche questa immagine ci accompagnerà per sempre e forse ci renderà persone migliori. Così, sono diventato consapevole che i nuovi Cartoni Animati hanno perso le morali capaci di educare, poiché i nuovi Cartoni hanno morali prevalentemente commerciali o ironiche o dissacranti. Quindi ho iniziato a fare una piccola ricerca su l’allora Internet, giusto per verificare quali e quanti nuovi Cartoni erano usciti e dunque separavano la mia generazione dalla nuova generazione di spettatori. Con mia grande sorpresa, su Internet non c’erano siti web che soddisfacevano questa mia curiosità. Quei pochi siti web che esistevano trattavano l’argomento con i soliti noti titoli, i quali potrebbero raggrupparsi in circa 400 Cartoni che vanno a coprire una piccola linea temporale tra gli anni ’70 e ’80. Ma io sapevo che di Cartoni Animati c’è n’erano molti, ma molti di più. Matematicamente è dagli anni ’60 che i Cartoni Animati vengono trasmessi in televisione. Prendiamo ad esempio i Flinstones, Rocky e Bullwinkle, Tom e Jerry, Braccio di Ferro, i Pronipoti, gli Impossibili e Frankenstein Jr., Bugs Bunny, Top Cat, Supersegretissimo Agente Scoiattolo, Space Ghost, Gianni e Pinotto, Scooby-doo, l’Orso Yoghi, i Banana Split, i Tre Marmittoni, le Corse Pazze, la Pantera Rosa… Giusto per citarne qualcuno. Io sono cresciuto guardando anche questi Cartoni Animati! Così, sapendo che Internet è limitato, iniziai a segnarmi tutti i titoli che mi venivano in mente e iniziai a fare una lista in modo da catalogare i Cartoni. Presi spunto dagli allora siti che pubblicavano le sigle dei Cartoni Animati, che però, non davano grandi informazioni tecniche. Così, capace di programmare in HTML, iniziai a costruire un sito simile, ma con l’aggiunta di informazioni tecniche e trame. La mia semplice idea era quella di creare, con calma, un faro dove le persone stimolate dalla curiosità e dalla domanda: “Cosa faccio vedere a mio figlio”, avrebbero trovato finalmente una risposta grazie al mio operato. Nel 2000 iniziai una vera e propria ricerca, che era più che altro un passatempo, in quanto avevo da dividere il mio tempo tra il lavoro, la famiglia, e la fidanzata. Questo fino a quando, nel 2001, in una saletta di attesa di uno studio medico, trovai la rivista Panorama. Su di essa era pubblicato un articolo che riguardava una nuova pubblicazione da parte di Garzanti dal titolo “Dizionario dei Telefilm”. Mi si dilatarono le pupille alla lettura di quel articolo! In pratica quello che io stavo facendo sul mondo dei Cartoni Animati, qualcuno lo aveva fatto sul mondo dei Telefilm, in versione editoriale… trovavo l’idea semplicemente geniale e rivoluzionaria! Il giorno dopo andai nelle librerie di Bologna e cercai dei libri a tema Cartoni Animati… Con grande stupore era in commercio un solo libro, più o meno accademico, dal titolo “Storia del Cinema di Animazione”. Lo comprai e lo lessi in due giorni. Era noioso e barboso, con biografie lunghe e solo di quattro-cinque personaggi che,
a detta dell’autore, avevano contribuito a fare la storia dei Cartoni Animati. Ma dal mio punto di vista non era così! Mancava Walt Disney, mancavano Hanna e Barbera, mancava Lou Scheimer, ma soprattutto mancavano i giapponesi come Go Nagai, Hayaho Miyazaki, Monchey Punch, Osamu Tezuka, Rumiko Takahashi, Yoshiyuki Tomino, Leiji Matsumoto. In pratica mancava un libro articolato e soprattutto aggiornato ai tempi nostri. Così presi il telefono e chiamai Fabrizio Margaria, l’allora direttore della Fascia Ragazzi di Mediaset, colui che mandava in onda i Cartoni Animati su Italia 1, nonché co-autore assieme a Leopoldo Damerini del Dizionari dei Telefilm pubblicato da Garzanti. Chiamai Fabrizio in Mediaset. Mi presentai e gli chiesi gentilmente se per caso era al lavoro anche sul “Dizionario dei Cartoni Animati”. Lui mi rispose di NO! I Cartoni Animati erano un argomento troppo vasto e troppo difficile da trattare infatti mi chiese: “E cosa ci mettiamo dentro… i Cartoni Americani?” e io “SÌ” e lui “E cosa ci mettiamo dentro… i Cartoni Giapponesi?” e io “SÌ” e lui “E cosa ci mettiamo dentro… i film d’Animazione?” e io “SÌ” e lui “E che periodo di tempo trattiamo… dal primo Cartone a quelli di nuova produzione?” e io “SÌ” e lui “E la computer grafica?” e io “SÌ” e lui “E il resto del mondo come l’Oceania, l’Europa, l’Africa, la Russia, anche loro hanno fatto Cartoni Animati che abbiamo importato… li mettiamo dentro?” e io “SÌ” e lui alla fine rispose “No Daniel, è un’impresa titanica, anche usando il nostro archivio (di Mediaset) che è vasto sarebbe un lavoro troppo difficile. I Telefilm sono più facili da trattare”. E così gli risposi che ero già un paio di anni che stavo lavorando sopra i Cartoni Animati, e che le fondamenta del mio sito web potevano dare vita al Dizionario dei Cartoni Animati. Appunto perché io trattavo tutti quei SÌ che loro trovavano tanto difficili da trattare e che praticamente io li avevo già pronti. Così chiesi a Fabrizio se non gli dispiaceva se avessi provato a fare del mio sito web un libro… Lui mi motivò e rispose che non c’era problema anzi, mi diede il contatto di Oliviero Ponte di Pino, il direttore editoriale di Garzanti al quale proporre l’idea. Il giorno dopo, carico di entusiasmo, scrissi una e-mail a Ponte di Pino, dove proponevo di fare mio il Dizionario dei Cartoni Animati. Neanche 24 ore dopo, ebbi riscontro positivo, e andai a Milano per illustrare il piano editoriale. A quel punto iniziò una collaborazione con Garzanti e si impostarono delle regole per costruire Il Dizionario dei Cartoni Animati: il primo e unico libro esistente al mondo che catalogava e quantificava
l’argomento in chiave dizionaristica.
Quanto è durata la lavorazione?
Di preciso la parte editoriale è iniziata a marzo del 2000, quando iniziai a schedare in cartaceo i titoli dei Cartoni Animati presenti sui siti Internet. Poi, a settembre 2001, entrai in contatto con Garzanti, che si propose di pubblicare il volume a stesura finita. Iniziammo così a costruire un piano editoriale, basandoci come impaginazione e come stile al Dizionario dei Telefilm. Per darci un limite decidemmo di quantificare l’opera in 2.000 schede. Diciamo che 1.200 le avevo già pronte, ne mancavano altre 800, ma c’era tutto un lavoro di adattamento e di regole editoriali che dovevo completare per rendere il mio archivio “stampabile”.
Quali sono state le tue fonti?
All’inizio, la prima fonte, è stata la memoria! Andavo a mente, ricordando passo per passo la mia infanzia, segnandomi su carta bianca il titolo del Cartone Animato, al quale aggiungevo dei piccoli riferimenti come l’anno, il canale, la sigla, il paese di origine. Successivamente, con Internet, davo la caccia al Cartone Animato e se trovavo un sito o un database lo studiavo e assimilavo le informazioni più idonee. Di passo in passo, generavo la mia “Lista Stilata”, un file in excel dove sono inseriti tutti i dati, prevalentemente tecnici, di tutti i Cartoni Animati esistenti sulla Terra, sui quali poi avrei indagato e costruito le relative schede. Nel periodo Garzanti la mia lista stilata passò da 1.200 titoli a circa 4.000 titoli! Più scavavo, e più trovavo… Fino ad arrivare agli attuali 5.000 titoli (circa 450.000 episodi di Cartoni Animati) che erano la somma complessiva di tutti i Cartoni Animati prodotti al mondo, a partire dal 1908. A lista stilata generata è iniziata la fase di ricerca e stesura. Come Sherlock Holmes, o come un Agente Segreto della C.I.A., davo la caccia ad ogni singolo Cartone Animato che prendevo in esame. Internet era il mezzo più comodo, senza dubbio, tuttavia non era così ricco di informazioni pertinenti come si possa immaginare (e non lo è tuttora). Mentre un valido alleato nella mia ricerca erano i cari buon vecchi libri. Andavo in libreria e in biblioteca e compravo o prendevo in prestito tutti i libri pubblicati che parlavano di Cartoni Animati, Storia del Cinema, Tecniche di Animazione. In tutto il mondo sono stati pubblicati circa duecento libri. Da questi ho preso spunto sui capitoli da trattare, ho preso le informazioni più salienti, e soprattutto vedevo cosa mi piaceva e cosa non mi piaceva in determinati argomenti. Diciamo che molti libri pubblicati e riguardanti i Cartoni Animati erano noiosi, alcuni capitoli erano fatti male, e spesso e volentieri gli autori si perdevano nei loro pensieri, non mantenendo una corretta uniformità. Su una collana di un paio di centinaio di libri, i migliori in assoluto erano essenzialmente tre:
- “The Anime Enciclopedia” un libro inglese che tratta solo Cartoni Animati giapponesi;
- “The Enciclopedia of Animated Cartoons” altro libro inglese che tratta solo Cartoni Animati americani;
- “Cartoon non vuol dire CARTONE” un bellissimo libro italiano che tratta retroscena poco noti al grande pubblico.
In pratica, il mio Dizionario dei Cartoni Animati è la somma di questi tre libri, ma concentrati in un solo volume, con l’aggiunta di tutti i titoli di Cartoni Animati non trattati sul Web, e con le migliorie dei libri pubblicati, laddove trovavo dei difetti. Con questo modus operandi, coadiuvato da un piccolo staff di amici, abbiamo iniziato a catalogare tutti i Cartoni. E quando Internet e i libri non avevano più nulla da offrire, a qual punto entravamo sul territorio e iniziavamo a scavare a fondo… E quando intendo dire “scavare a fondo” intendo dire che andavano nei supermercati e iniziavamo a scavare nelle ceste dei DVD e dei VHS al fine di trovare Cartoni Animati insoliti, dai quali prelevavamo le informazioni stampate sulle copertine. Non avete idea di quanto nuovo materiale trovavamo! Nel frattempo gli anni passavano. Nel 2006 arrivai alla meta. Erano state redatte 2.000 schede ed ero pronto per la stampa. Tuttavia Garzanti aveva in pianificazione una riedizione del Dizionario dei Telefilm, proprio quel anno, così persi la mia uscita. Ma deciso a non mollare, dissi va bene, sarà per l’anno prossimo, e nel frattempo visto che la mia organizzazione era a regime, dissi che avrei aggiunto una nuova stesura al progetto, ovvero altre 1.000 schede, portando il Dizionario dei Cartoni Animati a una vetta di 3.000 schede. Il numero più alto esistente al mondo! Ben superiore a The Anime Enciclopedia con le sue 2.285 schede. A Garzanti andava bene. Così quel anno iniziammo la fase di congruenza dati. Ovvero, la verifica che tutto quello che avevo scritto, corrispondesse con le informazioni ufficiali degli Studi di Produzione. Così iniziai a contattare tutte le aziende che operano nel settore e una volta presentatomi e illustrato il progetto, fu facile entrare in collaborazione con gli addetti ai lavori e lavorare gomito a gomito con loro. Il mio lavoro venne anche facilitato dagli Studios, che per primi, capirono l’importanza del mio progetto, e capendo che potevano farsi una una bella pubblicità e fissare il loro lavoro nelle pagine della storia, iniziarono a darmi tutte le informazioni necessarie aprendo i loro archivi. Alcuni Studios addirittura mi tenevano aggiornato sulle nuove produzioni, così da scrivere in anteprima le schede, prima ancora che il Cartone uscisse. In seguito alle conoscenze acquisite, la mia fama stava crescendo nei corridoi di servizio, e iniziarono ad arrivarmi gli inviti per partecipare alle fiere di settore laddove, venivano presentati i nuovi Cartoni e laddove mi venivano consegnati nuovi titoli da elaborare. Pian piano arriviamo al 2008. Dopo una serie di vicissitudini con le case editrici, assieme ad Anton Edizioni decidemmo di chiudere la ricerca e la stesura dell’opera, in corrispondenza del centenario del primo Cartone, datato 1908, ad opera del francese Emile Cohl e dal titolo “Fantasmagorie”. Il resto sono pagine di storia!
L’intento del tuo dizionario è quello di elencare tutte le serie e i film d’animazione distribuiti in Italia, a prescindere dal periodo e dalla nazionalità di provenienza. Quali sono stati i periodi / nazionalità che ti hanno fatto sudare maggiormente per trovare tutti i dati?
Sì l’intento è stato questo. Creare quel punto di riferimento che avevo in testa quando mi posi la fatidica domanda. Diciamo che non ci sono stati particolari periodi storici di grossa difficoltà nel reperire i dati. I dati semplicemente erano sparsi un po’ ovunque, bastava solo prenderli e ordinarli. Veramente difficile è stato riguardare tutto! Ovvero, gli ultimi 4 anni di lavorazione sono stati i più complessi, poiché avevo comprato e ricevuto quasi tutto ciò che è presente nell’opera, di conseguenza, andava fatto un lavoro di supervisione. Attrezzato nel mio studio di 4 TV e 3 computer, quindi 7 monitor alla volta, con calma, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, mi sono messo a riguardare tutti i Cartoni Animati esistenti, al fine di verificare che le mie trame e i miei dati corrispondessero. Mi ricordo che 20 stagioni dei Simpson me le sono guardate in un mese e mezzo… Alla fine, uscendo di casa, vedevo la gente gialla! Oppure i Puffi… che mi hanno fatto dannare, loro, e le loro sigle! In Italia ogni stagione dei Puffi era stata
mandata in onda con delle sigle nuove e “vendute” agli spettatori come se tutti i titoli dei CD dei Puffi fossero delle nuove produzioni, il che ovviamente non era vero. La produzione era una sola e spalmata in dieci anni. Uno dei tanti nodi venuti al pettine! Oppure la saga di Gundam… Che in Italia non è stata mandata in onda per motivi di licensing, se non 4 delle 36 serie prodotte. Così ho dovuto guardare tutta la saga per capire i filoni, le ramificazioni, e la filologia. E visto che pian piano si stava riaprendo le strada anche in Italia di questa lunghissima serie, ho iniziato a fare ordine e catalogare tutta la saga. All’epoca mi ricordo che Marco, uno dei miei più cari amici e collaboratori, era addetto a portarmi fuori di casa per “staccarmi” dai monitor e riportarmi sul Pianeta Terra. Mi doveva disintossicare dall’overdose di Cartoni Animati!
L’Italia è, correggimi se sbaglio, è la nazione maggior importatrice al mondo di anime.
Incredibile ma vero, l’Italia è l’ombelico del mondo dei Cartoni Animati! Se osserviamo il mondo dallo Spazio, l’Italia è fisicamente nel centro assoluto. A sinistra, a Ovest, abbiamo gli Stati Uniti d’America, con tutte le loro produzioni disneyane, marveliane, hanna e barberiane, filmationiane, cartoonetworkiane, e chi più ne ha più ne metta. Mentre a destra, a Est, abbiamo la Russia, e più in là il Giappone con tutti i loro “Anime”. Di conseguenza a destra e a sinistra siamo circondati dalle più grandi fabbriche di settore. Semplicemente, l’Italia è incapace di avere una industria propria (per vari motivi), pertanto, in modo più sbrigativo, ha iniziato a importare a destra e manca tutto quello che passava il convento. E ricordiamoci che le due superpotenze USA e Giappone, poco e volentieri importano i prodotti altrui; poiché entrambe sono molto nazionaliste. Così, l’Europa, ma in particolar modo l’Italia, forse per la sua vena artistica o semplicemente perché ha gusto e segue le mode, ha iniziato a importare ogni genere di Cartone Animato, per poi mandarlo in etere.
Più o meno quante serie animate giapponesi sono state distribuite nel nostro paese?
Allora, dati alla mano, posso dirti che nella mia lista stilata sono presenti 1.447 titoli che praticamente equivalgono a 2/3 della produzione totale dei prodotti d’Animazione del Sol Levante. Considera che ogni anno, in tutto il mondo, vengono prodotti circa 140 titoli (e la metà sono Giapponesi). Quindi ti lascio fare i calcoli della produzione totale nipponica. Riguardo alla distribuzione in Italia, posso dire che si è praticamente fermata ai 2/3, poiché 1/3 della produzione (quella degli ultimi 10 anni), non è praticamente stata esportata per motivi di pirateria informatica. Internet ha rivoluzionato, e danneggiato, gravemente questo settore… Sopratutto quello giapponese che è incapace di trovare una soluzione. Al momento in Giappone c’è una grande falla nel sistema di distribuzione. Gli Studios non riescono a finire un prodotto, che questi, è già on-line, gratuitamente, e non riuscendo a ricavarne soldi dalla sub-distribuzione informatica a dalla esportazione, le case di produzione sono sempre con l’acqua alla gola.
Paradossalmente immagino che sia stato più facile recuperare informazioni sui film giapponesi che non su quelli nostrani, sbaglio?
Diciamo di sì. Anche se è vero il contrario. Questo perché in Italia non è stato fatto un granché a livello di produzione e i 20 titoli creati in epoca Bozzettiana sono facilmente tracciabili.
Tra Caroselli, cortometraggi ormai introvabili e serie animate all’interno di programmi televisivi, sarebbe stato davvero difficile riuscire a schedare perfettamente anche i lavori italiani, specie tra gli anni ’40 e ‘60. In questi casi come ti sei comportato?
Come dicevo l’Italia non ha mai avuto una vera industria nel campo Animazione. Tutto quello che è stato generato nel Bel Paese è opera di piccoli artigiani che nelle loro botteghe sperimentavano questa Arte. Da Bozzetto a Pagot, da Gavioli a Nichetti, da De Maria a Gibba, questi sono i nomi della cinematografia animata italiana (dell’epoca), e quello che hanno prodotto non è stato sufficiente da mettersi in competizione con i giganti americani o giapponesi. Quindi, questi artisti nostrani, sono stati facilmente rintracciati e studiando la loro carriera, si evince che hanno aperto la strada ad un altro settore più modesto, ma sempre artistico: la pubblicità. Così accade che nel boom economico degli anni ’60-’70, con l’avvento della Televisione di Stato RAI, sempre più aziende volevano farsi pubblicità, e il modo più economico era quello di commissionare a questi artisti dei corti d’Animazione che raccontavano simpatiche vicende con le quali reclamizzare i loro prodotti. Nascevano così i Caroselli, simpatici spot che piacevano a tutta la famiglia; e per i genitori erano un facile escamotage per mandare a letto i bambini! I Caroselli sono stati facili da archiviare, anche perché i corti sono stati conteggiati in un singolo titolo ed è stata fatta una scheda che raffigura l’importanza sociale, nonché svolta culturale, nel nostro Paese in quel periodo.
Ti sei concentrato solo sui lungometraggi oppure hai cercato di inserire anche serie, mediometraggi e cortometraggi?
Rispondo copiandoti e incollandoti una nota presente in Guide e Note di lettura, uno dei capitoli del libro: Il Dizionario prende in esame solo quelli che comunemente vengono chiamati Cartoni Animati: ovvero serie Animate televisive – italiane e straniere – con puntate da un minuto, a mezz’ora o più, che siano esse autoconclusive o consequenziali nel racconto. Inoltre vengono considerati anche tutti i lungometraggi d’Animazione in Tecnica Mista e Stop Motion – italiani e stranieri – entrati nei Cinema italiani. Non troverete in questo Dizionario, Animazioni del genere: cortometraggi (salvo eccezioni), materiale autoprodotto, spot pubblicitari, Cartoni derivati da Internet, Animatronics e pupazzi governati da burattinai (fatta eccezione per alcuni titoli, dove il confine tra Cartone e live action appare tangibile). Un’ultima precisazione riguarda l’elenco stilato… Nel Dizionario sono presi in esame tutti i Cartoni Animati entrati in Italia e rintracciabili con qualsiasi mezzo tecnologico, compreso Internet, la biblioteca del mondo, laddove il Cartone sia commercializzabile in qualche maniera nel nostro Paese. Ti specifico “fatte eccezioni”. Considera che i Cartoni Animati nascono 100 anni fa, e nascono come effetti speciali al servizio di uno sperimentale settore cinematografico. In seguito, e con uno schema a ELLE, con il tempo i Cartoni Animati si allungano… Da pochi secondi di effetto speciale, diventano pochi minuti d’animazione, così vengono chiamati cortometraggi, per divenire in seguito più lunghi, chiamati mediometraggi, e colmare infine nei lungometraggi. Il metraggio era l’unità di misura delle bobine di pellicola fotografica laddove venivano immortalate le immagini. Quindi, accade che nel periodo che va dagli anni zero del XX secolo, la lunghezza di ogni singolo Cartone era sviluppata in cortometraggio, questo perché si faceva tutto a mano ed era un lavoro da certosini. A metà degli anni ’30 arrivano i lungometraggi (e qui si esagera, saltando direttamente i mediometraggi), questi rimarranno stabili dagli anni ’30 fino ai giorni nostri. A metà degli anni ’50 Hanna e Barbera rivoluzionano l’industria dell’Animazione, generando le prime Serie Animate. In verità erano dei corti da 7 minuti, tuttavia i cortometraggi di ogni episodio si sommavano creando un titolo unico. Questo fa si che Osamu Tezuka, dall’altra parte del Pianeta, imita la tecnica di riciclo inventata da Hanna e Barbera e negli anni ’60 da vita il primo vero mediometraggio. Da quel momento in poi, l’unità di misura dei Cartoni diventa 20-30 minuti ad episodio: appunto mediometraggio. Ma ritornando alla domanda, accade che nei primi 40 anni di produzione i cortometraggi non avevano una concatenazione vera e propria… Per intenderci non erano come le Silly Symphonies o Merrie Melodies che potevano essere unificati in un unico titolo anche se erano più di 100 cortometraggi autoconclusivi. Di conseguenza, in fase di stesura, ho preferito dare più visibilità ai titoli più noti, come quelli dei nostri tempi poiché erano più facili da trovare e soprattutto più appetibili al grande pubblico. Così ho lasciato in disparte la marea di cortometraggi a titolo singolo che sono stati generati nei primi 40 anni di vita di questo settore. Poi c’è da considerare anche una discreta difficoltà a reperire tutti i singoli corti. Molti sono andati distrutti nella Seconda Guerra Mondiale, poiché le pellicole erano altamente infiammabili, e i titoli sopravvissuti sono stati dimenticati o perduti in soffitte o scantinati di vecchi magazzini. Oggi si trova qualche cortometraggio d’epoca sui libri di storia e, a volte, in alcune rimasterizzazioni che i vecchi Studios riesumano.
Nel tuo dizionario sono citati circa 3000 registi. Tra questi, dovessi selezionarne una decina, senza distinzione di periodo e nazionalità, quali sceglieresti per importanza e influenza sulla produzione successiva? E i tuoi preferiti?
I registi sono stati un callo duro nella stesura del Dizionario. Diciamo che li ha voluti Garzanti perché nella mia struttura non erano stati (volutamente) contemplati. Con Ponte di Pino entrammo in discussione poiché lui voleva i nomi dei registi, mentre io per uniformità non li volevo. Per il semplice motivo che i registi dei Cartoni Animati non sono al pari come i registi di un film d’azione. Per fare un esempio: nei Cartoni Animati non sarebbe Stanley Kubrick a dare un peso artistico al Cartone, sebbene Kubrick sia visionario e capace di orchestrare gli attori. Nei Cartoni Animati, il tutto, è dettato dallo Studio di Produzione che mette a disposizione una propria struttura produttiva al regista. Pertanto, nei Cartoni Animati, i registi sono direttori del traffico, i quali verificano che da una parte all’altra della catena di montaggio vengano eseguiti tutti i lavori e soprattutto vengano rispettati i tempi di produzione. Ricordiamoci che l’industria dell’Animazione è una struttura complessa alla pari di una fabbrica, dove è presente una vera e propria catena di montaggio: un foglio bianco passa di mano in mano, dove un’altra persona disegna un tratto, poi un’altra persona ne colora un pezzo, poi un’altra persona verifica che i disegni siano in sequenza con i movimenti, poi un’altra persona li passa ad un macchinista che ne scatta delle foto, poi un’altra persona assembla tutto, poi si passa ad altre fasi di produzione e post produzione. È un lavorone! Immaginiamoci prendendo ad esempio i Simpson. In 28 anni di produzione si sono intervallati qualcosa come 3-4 registi, a episodio! Moltiplichiamo per 25 episodi per stagione. E moltiplichiamo per 28 anni. Quanti registi ci sono? E questo è un solo titolo, di oltre 3.000 presenti nel Dizionario! In pratica ne usciva fuori un elenco telefonico di registi. Ma Garzanti si impose, dicendo che i lettori volevano i nomi dei registi… E da una seduta con i miei collaboratori, si decise di incorporare anche i registi nelle schede. Per me quel lavoro è stato traumatico! Mi sono dovuto riguardare tutti i crediti di tutti i Cartoni Animati, e segnarmi nome per nome tutti i registi. Mi sentivo in un episodio dei Confini della Realtà, credetemi! Nel rispondere alla domanda… Non sono tanto i registi a fare bello un Cartone (anche se alcuni hanno il fattore X), poiché non dettano loro le regole o le storie o lo spessore dei personaggi (anche se vorrebbero), quanto invece sono gli Studios di Produzione a comandare su tutto. È solo un caso che ogni tanto il regista è anche il proprietario dello Studios, prendiamo per esempio Walt Disney, Hanna & Barbera, Osamu Tezuka, Hayao Miyazaki.
Se dovessi invece portarti una manciata di cartoni animati sulla proverbiale isola deserta (però stranamente dotata di allaccio elettrico e televisore), quali porteresti e perché ci sei così legato?
Se potessi portare sull’isola qualche Cartone Animato prenderei con me tutti i Cartoni dalla Procidis, quelli della Toei Animation, quelli della Disney, quelli della Tatsunoko, quelli della Nippon Animation, quelli di Hanna & Barbera, quelli della Warner, quelli della Filmation, quelli della Pixar, quelli della AIC Production, e quelli della Ghibli. In pratica solo con questi nomi ho preso mezza produzione mondiale! Ma se dovessi selezionare solo alcuni titoli prenderei quelli che hanno riempito la mia infanzia, così da sentirmi sempre giovane. Tra questi ci sono: Daitarn III, Lamù, Creamy, Fantazoo, Giatrus, Siamo fatti così, Biancaneve, Pinocchio, Il Gatto con gli stivali, Capitan Futuro, Conan il Ragazzo del Futuro… e ovviamente Flo la piccola Robinson, così sono sicuro di sopravvivere nell’isola!
Chi dovrebbe comprare il tuo dizionario?
Il target del Dizionario è molto ampio. Il libro è adatto a un genitore, il quale viene aiutato dalla visione consigliata presente in ogni scheda, così sa sempre cosa far vedere in modo idoneo al proprio figlio. Il libro è adatto agli addetti ai lavori, i quali possono avere sotto mano la storia di tutti i Cartoni Animati e con le note e i consigli dell’autore possono fare un corretto palinsesto oppure trovare idee per fare nuove storie o mescolare vecchie storie per farne nuove. Il libro è adatto agli insegnanti, i quali, con il linguaggio dei Cartoni Animati, possono insegnare in modo più allegro e più facile, un determinato argomento agli studenti. Il libro è adatto a tutti coloro che sono stati giovani una volta (e lo siamo stati tutti), che ora sono diventati adulti, ma grazie alle pagine del Dizionario possono tornare o ritrovare il bambino che è in loro. Il libro è adatto agli ospedali con reparti pediatri, poiché si possono sempre raccontare delle belle storie a chi in quel momento ha bisogno di vivere una bella storia sulla propria pelle.
Dove lo si può reperire?
Il Dizionario dei Cartoni Animati distribuito dalla Panini da circa quattro anni, ma dall’inizio del 2013 è reperibile esclusivamente on-line sul sito www.criptonet.it/order.html e sul sito di IBS. E spesso e volentieri il Dizionario è anche reperibile in fiere di settore come Lucca Comics & Games o NiMi Festival allo stand della Anton Edizioni. Attualmente stiamo accendendo una rivendita agli standisti di fiere e festival che rivenderanno il volume nei loro negozi.
Gli ultimi film inseriti se non sbaglio sono stati distribuiti tra il 2008 e il 2009. Stai lavorando a qualche nuova edizione?
Dunque la stesura del Dizionario è stata chiusa il 19 agosto 2008, in corrispondenza del centenario. Successivamente è entrato in stampa. Un periodo che ha richiesto circa 6 mesi di lavorazione. Dopodichè la distribuzione è iniziata il 27 giugno 2009. In chiusura del libro sono stati inseriti dei titoli che arrivavano a copertura del 2010-2011. L’idea rigenerativa alla base del Dizionario era (ed è tuttora) quella di pubblicare ogni 4-5 anni una riedizione. La quale assimila una nuova stesura (1.000 schede nuove in aggiunta alle precedenti stampate), corregge vari ed eventuali errori presenti nell’edizione precedente e fornire un piccolo adattamento alle schede che necessitano di un aggiornamento per via della continuità temporale. Alla riedizione cercherò di aggiungere anche nuovi profili biografici di aziende di settore, autori celebri e curiosità; tutti argomenti che arricchiscono l’opera. Al momento è pronto un prototipo miniaturizzato del Dizionario dei Cartoni Animati, che recentemente abbiamo esposto in anteprima alla mostra Majokko Creazioni della Anton Edizioni a Lucca Comics & Games 2012. Il piano editoriale tuttavia è fermo per motivi finanziari. Purtroppo questo periodo non è dei migliori, specialmente in editoria. Quindi aspettiamo tempi migliori.
Tempo fa si mormorava di un possibile archivio online dove avresti postato aggiornamenti, esiste già?
Si, confermo il mormorio. Il sito web multimediale del Dizionario dei Cartoni Animati esiste! Dopo 12 anni di programmazione, nel 2012, ho dato vita a quella che definisco la mia seconda meraviglia! Purtroppo però sono l’unico usufruitore. Questo per il semplice motivo che l’Italia è un paese in pieno caos e crisi esistenziale. Vengono fatte leggi che danno ragione da una parte, e poi vengono fatte altre leggi che danno ragione da un’altra parte, i paradosso (tutto italiano) è che le due leggi sono contrastanti tra di loro dando torto e ragione a entrambe le parti. In pratica la Giustizia italiana funziona in questo modo: per essere sicura di non sbagliare scende in campo con un colore di maglia, poi, a metà tempo, in base a chi sta vincendo, entra in campo con il colore della maglia che sta vincendo. E così capita che se vuoi portare a complimento un progetto ambizioso, per avere ragione, in entrambi i casi, devi semplicemente pagare agenzie governative che si presentano a batter cassa in modo molto legalizzato. Indifferentemente se il tuo operato crea del bene, muove l’economia, rispetta le leggi, da lavoro a persone, rende grande un Paese; prima di tutto e di tutti devi pagare uno Stato che non dice mai grazie. Quindi, al momento, il sito web del Dizionario non è di dominio pubblico. Aspettiamo anche in questo caso tempi migliori, dove speriamo ci sia più apertura mentale ai progetti multimediali. Soprattutto quando la gente, l’umanità, i governi, impareranno a usare Internet in modo consapevole. Spero soltanto che questo auspicio non sia realizzabile in un futuro troppo remoto. Con questo ringrazio tutti gli amici di PopNerd per l’intervista. Un caro saluto, Daniel.