Erano settimane che nel mondo dello spettacolo non si parlava d’altro. Certo, ogni anno la Notte degli Oscar è sempre attesissima, ma erano da 15 anni che un film italiano non vinceva l’ambita statuetta e quest’anno sembrava la volta buona. Dopo il clamoroso Golden Globe, La grande bellezza di Paolo Sorrentino sembrava infatti avere tutte le carte in regola per spuntarla a questi Oscar 2014. Ed è andata proprio così!
Ma andiamo con ordine. Questo post non vuole essere infatti un articolo propriamente cinematografico bensì come sono andati gli Oscar per noi nerd. Vediamo nel dettaglio categoria per categoria.
Miglior film
Qui ci potevamo fare ben poco. Ben due film di fantascienza in lizza (Gravity e Lei) ma vince meritatamente lo splendido 12 anni schiavo di Steve McQueen. Al suo terzo film dopo gli ottimi Hunger e Shame, Steve McQueen non ha più bisogno di dimostrare il suo straordinario talento diventando il primo regista di colore a vincere la statuetta più ambita.
Miglior regista
Gravity non sarà stato premiato come miglior film, ma è comunque Alfonso Cuarón quello considerato il miglior regista (il primo ispanico a vincere la statuetta). E per noi nerd è un doppio trionfo: sia perché Gravity è un film di fantascienza, sia perché tra i film girati in passato dal regista messicano c’è Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, a mio avviso il miglior capitolo della saga.
Miglior attore protagonista
Miglior attore Matthew McConaughey per il film Dallas Buyers Club. L’ex belloccio di Prima o poi mi sposo e Come farsi lasciare in 10 giorni, negli ultimi anni si è dato al cinema impegnato e con la metamorfosi per interpretare Dallas Buyers Club (ha perso oltre 20 kg) si è costruito l’Oscar perfetto con buona pace di Leonardo Di Caprio e Chiwetel Ejiofor.
Miglior attrice protagonista
Sinceramente non mi aspettavo la vittoria della nostra amata Galadriel, ovvero Cate Blanchett. Con la sua, pur ottima interpretazione, nevrotica e disperata in Blue Jasmine era fin troppo scontata una sua nomination. E dato che di scontata c’era già la statuetta da McConaughey, qui mi aspettavo una vittoria più a sorpresa. Magari non Amy Adams (Come d’incanto), anche se avrei creato una categoria nuova solo per premiare i suoi (s)vestiti di American Hustle, ma un riconoscimento all’80enne Judi Dench poteva anche starci.
Miglior attore non protagonista
Niente soddisfazioni nerd neanche qui. Primo o poi il nostro nuovo Magneto, leggi Michael Fassbender sono sicuro che riuscirà a portarsi a casa la statuetta. Sicuramente è uno dei migliori attori della sua generazione e ha già più e più volte dimostrato il suo valore. Forse poteva essere questa la volta buona con questo ruolo da schiavista, ma Jared Leto in Dallas Buyers Club è troppo bravo e vince meritatamente il suo primo Oscar.
Migliore attrice non protagonista
Dai su, la nostra Mystica degli X-Men nonché Katniss Everdeen di Hunger Games, la candidata più amata dai nerd, non aveva speranze: 24 anni e già un Oscar in bacheca, bissare il secondo anno di fila sarebbe sembrato troppo anche se avesse fatto l’interpretazione della vita. Vince invece, a sorpresa, la sconosciuta trentenne keniota Lupita Nyong’o al suo primo lungometraggio. La sua Patsey in 12 anni schiavo è un personaggio difficile da dimenticare: bravissima.
Migliore sceneggiatura originale
Migliore sceneggiatura originale a Spike Jonze, sceneggiatore e regista del film di fantascienza Lei, in cui, per farla breve e banalizzando per scherzare, parla di un tizio che inizia una relazione amorosa con un software. In pratica è come nell’episodio 14 della quinta stagione di Big Bang Theory in cui Raj si innamora di Siri dell’iPhone.
Migliore sceneggiatura non originale
Ovvero, film tratti da qualcosa. In questo caso un libro: a vincere è 12 anni schiavo tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup.
Miglior film straniero
L’abbiamo già detto in apertura: Paolo Sorrentino con La grande bellezza riporta nel Bel Paese la statuetta che mancava dai tempi di La vita è bella di Benigni. Complimenti al regista e al sempre straordinariamente gigione Toni Servillo.
Miglior film d’animazione
Su questo ci torneremo con un post dedicato. Però vi basti per ora sapere che a vincere è Frozen – Il regno di ghiaccio, produzione Disney e regia di Chris Buck e Jennifer Lee. Gli altri contendenti erano il divertente I Croods (DreamWorks Animation) di Kirk De Micco e Chris Sanders, Cattivissimo me 2 (Illumination Entertainment, leggi Universal Studios) di Pierre Coffin e Chris Renaud, il franco-belga Ernest & Celestine di Stéphane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner e il bellissimo Si alza il vento (Studio Ghibli) del maestro Hayao Miyazaki.
Migliore fotografia
Miglior fotografia per Gravity al messicano Emmanuel Lubezki, detto Chivo, già autore in passato della fotografia di film come I figli degli uomini, The New World, The Tree of Life e Il mistero di Sleepy Hollow.
Miglior scenografia
Non so quanto in realtà di dovrebbe parlare di scenografia in Il grande Gatsby, vincitore nella categoria, dato che la gran parte delle scenografie in realtà sono grandi teli verdi o azzurri riempiti digitalmente. Comunque l’effetto finale era davvero sorprendente.
Miglior montaggio
Ancora Gravity a spuntarla, con un montaggio firmato dallo stesso Cuaron e da Mark Sanger, noto soprattutto come montatore degli effetti visivi in diversi film di Tim Burton.
Migliore colonna sonora
Tra grandi compositori molto più scafati come Thomas Newman, John Williams e Alexandre Desplat alla fine la spunta il giovane Steven Price, classe 1977. Come compositore ha solo un paio di film sulle spalle ma entrambi mitici e nerd: La fine del mondo e Attack the Block – Invasione aliena. Però prima di firmare una propria colonna sonora ha fatto tantissima gavetta lavorando ad esempio alle colonne sonore di film come Il signore degli anelli, Batman Begins e Scott Pilgrim vs. the World.
Migliore canzone
Qui proprio non c’era storia: Let It Go di Frozen, composta dai coniugi Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez (quello dello splendido musical Avenue Q, cercate su youtube) e davvero un bellissimo brano. Ma soprattutto è stupenda la scena in cui viene eseguito, ovvero quando la principessa Elsa fugge dal mondo e si costruisce il suo castello – eremo dove passare il resto della vita. Complimenti ovviamente anche a Idina Kim Menzel e Serena Autieri, interpreti rispettivamente della versione originale e di quella italiana All’alba sorgerò.
Migliori effetti speciali
Tra The Lone Ranger, Iron Man 3, Into Darkness – Star Trek, Lo Hobbit – La desolazione di Smaug e Gravity la battaglia era durissima. Vince anche qui Gravity, vero mattatore di questi Oscar 2014. Mia menzione speciale, al grande assente Pacific Rim.
Miglior sonoro / Miglior montaggio sonoro
Sono due categorie distinte. Le raggruppo io per brevità solo perché a vincere è anche qui, ça va sans dire, Gravity.
Migliori costumi
Quelli anni ’20 di Il grande Gatsby. Anche se, so che mi ripeto, non una statuetta ma un monumento sarebbe dovuto andare a Michael Wilkinson per American Hustle – L’apparenza inganna.
Miglior trucco e acconciatura
A vincere è Dallas Buyers Club e ci può stare. Curioso però che a contendersi la statuetta c’erano The Lone Ranger e… Jackass Presents: Bad Grandpa! Ve li immaginate i Jackass vincere un Oscar?!
Miglior documentario / Miglior cortometraggio documentario
Anche qui sono due categorie e statuette separate. Le unisco perché a vincere per entrambe è… la musica. I due documentari vincitori sono infatti 20 Feet from Stardom per i lungometraggi e The Lady in Number 6: Music Saved My Life per i cortometraggi. Ovviamente la musica è solo un aspetto di questi due bei documentari.
Miglior cortometraggio / Miglior cortometraggio animato
Anche qui due categorie e anche qui, come per i film d’animazione, ci torneremo con un post dedicato. Per ora ecco i vincitori: Helium di Anders Walter e Kim Magnusson per quanto riguarda i film dal vero, Mr. Hublot di Laurent Witz e Alexandre Espigares per quanto riguarda i cortometraggi animati.