A distanza di oltre dieci anni dalla sua uscita, mi è capitato di vedere Hard Candy, pellicola di David Slade sul tema della pedofilia.
Sinossi
Il film si apre con il primo incontro di persona tra Hayley, ragazzina quattordicenne molto sveglia per la sua età, e Jeff, fotografo trentenne, dopo una lunga frequentazione virtuale in chat. I due chiacchierano allegramente e Hayley fa di tutto per provocare Jeff, che da una parte la ferma, dall’altra è lusingato e chiaramente attratto. In breve finiscono a casa di lui. Qui, però, avverrà un twist narrativo che cambierà totalmente il tono della pellicola.
Commento
L’incipit fa subito pensare allo spettatore di trovarsi di fronte ad una pellicola drammatica. Hayley è molto provocante e sfacciata e fa di tutto per sedurre Jeff, ma come viene detto nel film “Solo perché una ragazza sa come imitare una donna, non vuol dire che sia pronta a fare ciò che fa una donna”. Si teme quindi per lei dato che Jeff, nonostante i modi gentili, ha tutte le caratteristiche per essere uno di quei mostri che adescano ragazzine nelle chat.
Ed è proprio quando sembra essere arrivati al dunque, ecco che il David Slade, il regista del film, cambia totalmente le carte in tavola e vittima e mostro si scambiano repentinamente di ruolo. Il film diventa quindi un thriller avvincente, con momenti da thriller psicologico alternando a violenza da torture porn (per quanto censurata).
Il primo indizio avremmo dovuto averlo già dalla locandina: Hayley, ripresa da dietro con la felpa rossa e il cappuccio tirato su, ricorda molto la Cappuccetto Rosso dell’omonima fiaba. E d’altra parte molti interpretano Cappuccetto Rosso come in favola che esorta le fanciulle appena entrate nella pubertà (il rosso sarebbe quello delle mestruazioni) a diffidare degli uomini, rappresentati dal lupo famelico, dato che potrebbero approfittare della loro ingenuità. E non per niente la versione di Charles Perrault si conclude con l’avvertimento che “i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere”, un ammonimento che ancora oggi dovrebbe trasmettere ogni madre alle giovani ragazzine che su internet sono potenziali prede di pedofili manipolatori.
Slade ci mette quindi di fronte all’interrogativo morale su quanto sia sbagliato e quanto invece giustificabile fare del male al lupo, su chi in questo caso sia più mostro e chi più vittima. Dopo una carriera nel mondo dei videoclip, Hard Candy era stato il film esordio di Slade, che dopo questa pellicola ha poi diretto ancora due lungometraggi, 30 giorni di buio (2007) e The Twilight Saga: Eclipse (2010), per poi lasciare il cinema e concentrarsi sulla televisione (Breaking Bad,
Awake, Hannibal, Crossbones, Powers, Black Mirror).
Anche per l’allora diciottenne Ellen Page, che ha interpretato Hayley, questa è stata una pellicola importante. Dopo l’esordio cinematografico quello stesso anno con Mouth to Mouth, il suo difficile ruolo in Hard Candy la ha portata a vincere vari premi e farsi notare dalla critica. L’anno successivo sarà scelta per il ruolo di Kitty Pride in X-Men – Conflitto finale e, pochi anni dopo, verrà nominata all’Oscar per Juno.
Anche per Patrick Wilson, che all’epoca aveva realizzato solo Alamo – Gli ultimi eroi (2004), Il fantasma dell’opera (2004) e la miniserie Angels in America, Hardy Candy è stato uno dei primissimi ruoli da protagonista. Giusto un cameo per Sandra Oh, celebre Cristina Yang della serie Grey’s Anatomy.
Hard Candy è un’ottima pellicola e non e non si spiega come mai, nonostante la buona accoglienza al Sundance Film Festival, in Italia non sia stato all’epoca distribuito al cinema, ma solo in home video e con un bel po’ di ritardo. Se vi interessa recuperarlo, il dvd in italiano lo trovare per meno di 8 €.