
Uno dei film più belli che ho visto negli ultimi giorni è A Real Pain, grazie al quale Kieran Culkin ha appena vinto il Premio Oscar come miglior attore non protagonista.
Trama
Benji Kaplan (Kieran Culkin) e David Kaplan (Jesse Eisenberg) sono due cugini che, a seguito della morte della loro amata nonna, decidono di partire dagli Stati Uniti per la Polonia e unirsi a un tour guidato sull’Olocausto. La nonna era infatti un’ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento, e i nipoti vogliono onorarne la memoria visitando i luoghi della sua infanzia. Il viaggio rappresenta anche un’opportunità per riscoprire il loro legame: cresciuti insieme e molto legati, con il tempo hanno preso strade diverse…
Durante il tour, i due protagonisti visitano diversi siti storici legati all’Olocausto, tra cui Majdanek, e interagiscono con altri partecipanti al viaggio, ognuno con una propria storia e un diverso approccio alla memoria storica. Questo arricchisce il film di sfumature emotive e riflessioni sulla trasmissione del ricordo alle nuove generazioni.

Cast
Kieran Culkin per anni è stato conosciuto soprattutto come il fratello minore di Macaulay Culkin, protagonista della saga Mamma, ho perso l’aereo. Nel tempo, tuttavia, si è ritagliato il proprio spazio, conquistando il pubblico soprattutto con la serie televisiva Succession. A Real Pain rappresenta il ruolo della sua vita, che gli è valso il Premio Oscar come miglior attore non protagonista (anche se, in realtà, il suo personaggio potrebbe essere considerato più un co-protagonista che un semplice comprimario).
Jesse Eisenberg è identificato da molti come il Mark Zuckerberg di The Social Network (compra qui), ma lo ricordiamo anche per Adventureland, Benvenuti a Zombieland e Now You See Me – I maghi del crimine. Dopo aver esordito come regista con Quando avrai finito di salvare il mondo, qui dimostra pienamente di essere tanto talentuoso dietro la macchina da presa quanto davanti. La sua regia in A Real Pain è asciutta e naturalistica, con inquadrature intime che valorizzano le performance attoriali e un montaggio che enfatizza il contrasto tra momenti leggeri e momenti di profonda malinconia.
L’attenzione del film è quasi interamente focalizzata sui due protagonisti, ma tra i personaggi secondari spiccano comunque due volti noti: Will Sharpe, noto per le serie The White Lotus e Casualty, qui nei panni della guida turistica, e Jennifer Grey, la celebre Baby di Dirty Dancing – Balli proibiti, che interpreta Marcia, una fresca divorziata che partecipa al loro stesso viaggio di gruppo.

Commento
Quando è finito il primo tempo, sono rimasto sorpreso di essere già a metà film. Questo dovrebbe darvi un’idea di quanto la pellicola scorra bene, con una leggerezza sorprendente considerando la gravità dei temi trattati: Olocausto, elaborazione del lutto, depressione, solitudine.
David e Benji, nati a pochi giorni di distanza, sono cresciuti insieme, condividendo la stessa famiglia e le stesse esperienze, ma oggi non potrebbero essere più diversi. Il primo è un maniaco del controllo, pieno di insicurezze, spesso freddo e distaccato, ma con una vita apparentemente stabile: un buon lavoro, una moglie, un figlio piccolo. Il secondo è una forza della natura, empatico e travolgente, ma con una vita allo sbando: solo, senza progetti, in bilico tra il dolore e il vuoto. La perdita della nonna è la goccia che fa traboccare il vaso.
Il tema dell’Olocausto è affrontato con rispetto e sensibilità, in particolare nella scena della visita a Majdanek, presentata in silenzio e senza inutili pietismi. Ma la parte più interessante del film non è la tragedia storica, pur centrale, bensì il rapporto tra i due cugini.

Kieran Culkin è straordinario nel dare vita a un Benji dalle mille sfaccettature emotive. Ride, piange, si arrabbia, è gentile e maleducato, e in ogni sua espressione traspare sempre un velo di tristezza, di disillusione, di dolore, anche nei momenti in cui sembra sereno.
Jesse Eisenberg, qui anche sceneggiatore e regista, si ritaglia su misura il ruolo di un uomo in completa difficoltà, incapace di definire i propri sentimenti nei confronti del cugino: lo ama, lo odia, lo invidia, lo compatisce. Un vortice di emozioni che si alternano senza sosta.
Ed è proprio la (non) fine il colpo da maestro di una sceneggiatura impeccabile, che gli è valsa la nomination all’Oscar: a volte si parte per un viaggio aspettandosi che, in qualche modo, la propria vita cambierà. E forse sarà così. O forse no.