Fascisti da Yuggoth è una antologia di racconti, edita da Acheron Books, nella quale l’ucronico l’impero Fascista si mescola con l’immaginario di Howard Philip Lovecraft. Eccone la recensione.
Diciamo che il progetto è in sé divertente come idea. Il registro è quello del pastiche e della mescolanza storia-fantastico con punte di grande valore ed efficacia. Purtroppo però la vis ideologica talvolta sopravanza. La logica del racconto viene travalicata dall’intento (se mai servisse) di dimostrare quanto brutti sporchi e cattivi fossero i fascisti e quanto ancora di più lo sono/sarebbero se alleati ai Migo.
Pertanto molti racconti si perdono un pochetto nella retorica antifascista quando semmai sarebbe stato molto più interessante un sano realismo e storicismo connesso all’afflato fantastico. La cornice è un po’ pretestuosa e appiccicaticcia. Ma analizziamo racconto per racconto.
Racconto per racconto
Partendo da Massimo Spiga, Il sangue nero della terra soffre in ispecie dei difetti sopra riscontrati che ne offuscano i pochi pregi.
Il racconto di Riccioli, Mare forza 9, vince invece giocando sul postmoderno. Diverte, non dice cose strepitose ma già dal titolo si capisce dove vuole andare a parare. Intelligente.
Mazza-Sensolini (Spora chi molla!): sull’onda dell’Ignoranza eroica, supereroismo, pop e botte da orbi. Uno degli esiti migliori.
Pollice recto anche per Massimo Cardone (In Molise nessuno può sentirti gridare). Il racconto soffre decisamente un po’ dell’ideologismo rozzo e rosso di cui sopra, ma si salva ampiamente grazie alla geniale idea di un Diabolik partigiano impegnato in un furto impossibile.
Nulla di che Cicale di Cristiano Fighera: i difetti già evidenziati sopravanzano i pochi pregi e la trama non è capace di fornire elementi di eccessivo riscatto.
Lo stesso discorso vale per Marco Lo Monaco (Amba Aradam) anche se qui, quantomeno, c’è l’idea un po’ più brillante dei cercatori di tesori mussulmani convertiti alla lotta antifascista. Ma per il resto decisamente poca cosa.
E purtroppo la sequenza continua con Titania Blesh e Ciclope Semovente Fascistissimo Caproni ove l’approccio tech del racconto e l’interessante idea dell’asservimento sentimentale si riducono a ben poca cosa.
L’antologia fortunatamente si risolleva moltissimo con Francesco Mattioni (Ombre bianche). In primo luogo per lo stile e la linguistica fortemente efficaci ed immaginifiche e in secondo luogo per il personaggio decisamente interessante del Fantasma.
Un po’ meno efficace Thomas Mazzantini, Nec recisa reced-it ove l’esito appare un po’ meno strutturato. Purtuttavia il personaggio è cool, colpisce e soprattutto incuriosisce per cui valutazione positiva l’ideazione di questa strega/stregone protagonista del racconto e del suo assistente la chiave (di?) Salomone.
Uno dei racconti migliori è quello di Christian Sartirana, L’orrore nella Solfara. Strano vedere il piemontese Sartirana alle prese con la Sicilia, ma l’esperimento pare pienamente riuscito ed è da apprezzare il tono “Serio”. Prevale la narrazione e prevale l’orrore non l’ideologia o le dichiarazioni retorico/storiografiche. Con la conseguenza che le valutazioni relative ciascuno poi può tirarle da sé senza problematiche.
Altrettanto equilibrato In fondo al lago di Antonella Mecenero, anche se forse l’esito letterario complessivo è un filo più modesto. Comunque apprezzabile.
Sarò forse io, ma mi è parso un filo confuso Diserzione ricreativa di Alessandro Mauri. Idea anche carina, simpatico lo stile modenese, caciaroni al punto giusto i suoi sbandati, ma sarebbe servita forse qualche pagina in più per essere infine più chiaro.
Conclude l’antologia la guest star Lavie Tidhar, in originale e tradotto, con Un posto freddo e umido: raccontino di classe ove il punto interessante è la sporca dozzina selezionata dall’autore per compiere la missione oggetto del racconto, sia pure con qualche libertà di troppo.
Commento finale
In definitiva, comunque, un’operazione apprezzabile e interessante. Molto pop, molto modernista, che avrebbe potuto però essere anche meglio. Bella la grafica, piacevolissimi gli inserti grafici fra un racconto e l’altro a mo’ di intermezzo, bella la copertina di Francesco Biagini. Nel complesso un volumetto che vale certo la pena di avere e considerare con interesse.