Arrivati finalmente al terzo numero parrebbe che ce l’abbiamo finalmente fatta! Il tanto coraggioso esperimento sul Tex Color, ovvero Tex a colori, finora non aveva prodotto, diciamocelo, risultati eccelsi. Intendiamoci, era il solito eccellente prodotto con ottimi disegni e storie più che buone, ma nulla di epocale circa concezione e filosofia editoriale. E l’ingrediente principale, il colore, era decisamente poco soddisfacente.
Questo nuovo numero invece viaggia in tutt’altra direzione. Adottata l’idea vincente delle storie brevi – già presente nel Dylan Dog Color Fest (e si spera lo facciano sempre e non un numero sì e uno no come annunciato nell’editoriale) – l’albo riesce a trovare finalmente la sua giusta dimensione, con diverse e ricche portate texiane, tutte di eccellente livello e tutte realizzate da disegnatori strepitosi e con stili diversissimi l’uno dall’altro.
Un antologico di lusso dunque, fin dalla specialissima copertina dove troviamo un meditabondo ma risoluto Willer, inusuale nella composizione e perso in uno sfondo azzurro cielo sconfinato. Copertina opera della brava Laura Zuccheri, la prima donna a operare sul ranger e – non fosse che per questo – il primo motivo di totale innovazione nel mondo dei quattro pards.
Al timone della prima storia, “L’uomo sbagliato“, Tito Faraci e Giampiero Casertano. Quest’ultimo presta il suo caratteristico stile a un Tex e a un Carson che assumono subito il suo tipico marchio di fabbrica. Non c’è che da sperare che egli entri subito a titolo definitivo nella squadra con futuri numeri.
La seconda storia “Un covo di belve” è di Pasquale Ruju e del bravo Sandro Scascitelli, un’epopea di violenza molto pulp, dal tratto sottile, graffiante ed espressivo, ricco di ombreggiature ed espressività, dal taglio molto cinematografico e dinamico.
Il terzo racconto è “L’ultimo della lista” by Gianfranco Manfredi e Stefano Biglia. La rodata coppia di Magico Vento è alle prese qui con una storia di vendetta nella quale Biglia sfoggia un tratto elegante, essenziale e minimale, ma sempre attento a una perfetta ambientazione e alla messa in scena delle figure.
La storia indiana “La valle sacra” di Mauro Boselli e Nicola Genzianella sotto sotto potrebbe avere anche un che di dampiriano con il suo sottotesto soprannaturale e spirituale. Genzianella oscilla fra l’abituale sontuosa ricchezza del suo tratto e una studiata essenzialità nella quale spicca la differente rappresentazione grafica data al Tex maturo e a quello giovane del flashback.
Come dicevo, per una volta colori eccellenti – complice la carta patinata. Una colorazione semplice ma ricca di toni e sfumature per Casertano; una virata soprattutto sui toni cupi e su quelli del marrone per la storia di Scascitelli. dei colori che direi quasi primari e monotono, ma in armonia con la voluta “semplicità” del tipo di disegno scelto per quella di Biglia; tinte ricchissime di sfumature multicolori per il deserto di Genzianella.
E dunque finalmente ci siamo: Tex Color pare finalmente essere partito – con un po’ di ritardo – col giusto regime. Come dire che – nonostante tanti proclami e tante apologie dell’innovazione incipiente – non c’è nulla da fare: per la Bonelli il futuro, qualsiasi futuro possibile, riparte sempre da Tex!