Oggi siamo qui a presentare, con un po’ di ritardo, uno dei prodotti più significativi usciti nel corso dell’ultima Lucca. Un’edizione speciale che potrebbe interessare ed essere rivolta soltanto ai più ferrei appassionati, verrebbe da dire, ma che in realtà – lo scopriremo – è anche molto, molto di più.
L’opera in questione ha l’intento di essere in prima battuta, infatti, la riedizione marchiata Artist Alley 2 e limitata a duecento copie firmate e numerate del numero 121 di Dampyr, “La casa di Faust“, uscito originariamente nell’aprile 2010 per mano del sommo guru della serie Mauro Boselli ai testi e con alle matite e ai pennini – facile capirlo dato che si parla di Artist Alley 2 – l’ottimo artista sardo Fabiano Ambu, autore anche per la stessa serie di un altro albo importante come “Nella fortezza dei Naphidim“.
“Un’altra edizione speciale che in realtà non ha poi granché di speciale“, potrebbe esclamare qualche lettore malfido. Nulla di più sbagliato. In realtà per chi apprezza Ambu e in generale il buon disegno tale edizione risulta sommamente di pregio poiché in primo luogo si colloca nell’ampio novero delle riproduzioni d’autore, cioè ha la volontà primaria di proporre al pubblico con ottima stampa e lucido dettaglio grafico le matite dell’albo ancora al vivo e al netto della successiva fase di chinatura.
Ma in questo caso vi è ancora qualcosa di più. Accanto alla pregevole cover alternativa realizzata per l’occasione, accanto alla riproduzione delle tavole in grande formato, accanto ai materiali preparatori e ai disegni che – come di rigore – sono posti in appendice, l’opera ha anche degli ulteriori punti di forza grazie ai quali costituisce, inoltre, in qualche misura un esperimento grafico di tutto rispetto. Punti di forza che ne rendono la lettura particolarmente accattivante.
Le primissime pagine narranti la premessa ed il “sogno” di Tesla, ad esempio, sono realizzate a colori, colori che magari potrebbero fare discutere alcuni nella scelta delle tonalità e del dettaglio cromatico, ma che sono sicuramente originali rispetto a tante altre colorazioni standardizzate, unicamente e piattamente digitali nella concezione e nello stile come va di moda al giorno d’oggi. Ma, ancora di più, vale la pena prestare attenzione anche a tutto il resto della storia. La gran parte della vicenda, infatti, presenta sì la matita originale con tutti gli appunti di lavoro e le indicazioni grafiche del caso e mostra la precisione già finissima della fase pre-chine.
Ma nell’edizione presente si adotta uno stratagemma ulteriore quando la vicenda al tempo presente risulta rappresentata con il consueto grigio della grafite, mentre i flashback della componente ambientata nel passato sono virati nel rosso acceso della sanguigna. Non solo: in numerose vignette gli effetti sonori e gli elementi grafici sono vivacizzati da tocchi di colore o caratterizzati da inserzioni coloristiche molto accese. Mi riferisco – per citare soltanto un esempio – alla carica delle sentinelle nere, le cui tavole vengono stampate su fondo rosso.
Per concludere con lo stratagemma forse più ad effetto di tutti, quando in alcune tavole l’incontro dei personaggi portanti della storia viene reso con la rappresentazione di semplici silhouettes realizzate tramite una sorta di collage in toni di grigio, di bianco e di nero (non saprei dire bene adesso se in maniera computerizzata o ancora in modo manuale, ma in ogni caso in modo narrativamente espressivo ed efficace).
Per quello che riguarda la storia, la conosciamo tutti, noi lettori di Dampyr, ma per chi non ne fosse a conoscenza ecco una breve sinossi.
“Tesla non riesce a liberarsi dei sogni erotici che le invia Samael, il Principe dei Seduttori infernali: il rischio per la bella vampira di scivolare dalla parte del Male è più che mai concreto. Nel tentativo di scongiurare la minaccia, Harlan Draka e Caleb Lost scoprono che Samael, per l’aiuto che ha dato loro in tempi recenti, è stato posto sotto la sorveglianza di Nergal, pericoloso capo della polizia segreta dell’Inferno. Per scrollarselo di dosso, Samael chiede ad Harlan di recuperare un prezioso oggetto scomparso nei meandri del passato: il misterioso “specchio nero” del dottor John Dee, che secoli prima fu donato all’alchimista dal sedicente “Angelo della Finestra Occidentale”, in realtà nientemeno che il buon diavolo Nikolaus sotto mentite spoglie. Sembra infatti che lo specchio assicuri a chi lo possiede un tramite sicuro con la pericolosa “Dimensione Nera“. (dal sito della Sergio Bonelli Editore)
Certamente si tratta di una delle avventure più affascinanti di Harlan Draka, legata al ciclo della Dimensione Nera, con personaggi vecchi e nuovi, fittizi e realmente esistiti fra i migliori della serie (vedi Samael o l’agente alieno del Dottor Dee, Raikar, il Dottore stesso e il suo losco socio Kelley o addirittura la Regina Elisabetta I) e con una componente di ambientazione storica e scenografica che è fra le cose che riescono sempre meglio a Boselli. Una storia importante per Ambu poiché costituì il suo esordio sul personaggio e che anche per questo è stata ritenuta dall’autore (con la benedizione di Boselli) degna di essere celebrata e di ricevere questo singolare trattamento. Non a caso le loro due prefazioni impreziosiscono il volume insieme ai relativi autografi (almeno per i fortunati che a Lucca si sono riusciti ad accaparrare una copia firmata da entrambi).
Ma, poiché occorre essere del tutto onesti, non proprio tutto è rose e fiori e c’è anche qualcosa che non va, qualcosa di abbastanza fastidioso. In primo luogo, ma può essere un’impressione del tutto personale, in base alle scelte grafiche del volume non mi convince poi più di tanto la scelta di collocare le scritte nei baloon su un fondo grigio fumo uniforme. Sicuramente per il tono complessivo dell’edizione un classico baloon bianco sarebbe stato molto meglio o – al limite – lo sarebbe stato uno con un colore che nelle tavole risultasse molto meno invadente. Ancora più importante, però, dato che pare non fosse possibile mantenere il lettering originale ma sia stato necessario rifarlo, sarebbe stata opportuna una maggiore attenzione. Molti refusi infatti costellano il testo e rendono secondo me piuttosto spiacevole la lettura dal punto di vista della scrittura della lingua.
Dettagli forse, ma dettagli che separano un’edizione del tutto perfetta da una “semplicemente” pregevolissima e comunque assolutamente degna di attenzione e di acquisto. Perchè, cari lettori, se vi avanza qualche soldo e – soprattutto – se avanza ancora qualche copia all’Artist Alley 2 io – se fossi in voi – mi affretterei ad accaparrarmela.
Quantomeno per provare la differenza fra il “solito” dampyr e il suo gemello di lusso.
E chissà che un giorno qualcun altro dei grandi maestri che operano sul nostro cacciatore di vampiri preferito – come Genzianella, Andreucci, Dotti, Lozzi, Rossi, Bocci, Baggi, Cropera e tanti altri – non possa a sua volta ripetere l’esperimento di Ambu dal proprio punto di vista. Ci sarebbero i presupposti per una collana – ancora di più e ancora più profondamente – soprannaturale!