Classici Disney (1): Biancaneve e i sette nani

Biancaneve e i sette nani

Quante volte abbiamo visto uno dei Classici Disney? Ma li abbiamo visti proprio tutti o qualcuno negli anni ci può essere sfuggito? Con questo dubbio, ho deciso di (ri)guardare ognuno dei Classici Disney, in ordine di uscita. Partiamo quindi da Biancaneve e i sette nani.

Trama

La trama è stranota: Biancaneve rimasta orfana (prima di madre e poi di padre), si trova a vivere con la perfida matrigna, una strega ossessionata dalla propria bellezza. Quando quest’ultima si accorge che Biancaneve, crescendo, è diventata molto più bella di lei, per invidia, ordina ad un cacciatore di portarla nel bosco e ucciderla. Il cacciatore, però, viene meno al suo proposito e la libera, intimandole di non tornare più al castello. Vagando nel bosco, Biancaneve si imbatte nella casa di sette nani minatori, i quali decideranno di accoglierla nella loro stramba famiglia: lei vivrà con loro occupandosi delle faccende domestiche. La Regina cattiva scoprirà il suo nascondiglio?

Biancaneve e i sette nani
Snow White and the Seven Dwarfs (1937) Directed by David Hand Shown: Snow White (voice: Adriana Caselotti)

Contesto produttivo

Oggi nel 2022, dopo 60 Classici Disney e non so quante centinaia/migliaia di altri film d’animazione, nessuno si sorprende più di fronte ad un lungometraggio animato. Così per non era nel 1934, quando Walt Disney e il suo staff iniziarono a lavorare a questa pellicola.

All’epoca l’animazione era una tecnica utilizzata solo per cortometraggi (Sinfonie allegre, Mickey Mouse…), da vedere tra un film e l’altro e molto meno impegnativi da realizzare.

Un intero lungometraggio d’animazione, avrebbe avuto costi e tempistiche di realizzazione enormi, da sostenere sena alcuna certezza di successo, dato che non esisteva all’epoca un mercato di riferimento.

Molti furono scettici su quella che venne definita la “Follia Disney“, tanto più che il budget stimato inizialmente di 250.000 $ venne man mano aumentato fino ad arrivare ad un costo di produzione totale stimato intorno a 1.500.000 $!

Regista e animatori

Al contrario di quello che avviene oggi, non c’era all’epoca un unico regista. I vari animatori (Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson, Ben Sharpsteen) furono chiamati a dirigere le sequenze che gli venivano affidate, e vi era poi David Hand che si occupava di supervisionare il tutto per dare una uniformità di stile.

Anche alla storia contribuirono in molti: ben sette sono gli sceneggiatori accreditati alla scrittura di questo film, tratto da una fiaba dei fratelli Grimm.

Dal punto di vista grafico, il merito principale di questo splendido stile realistico seppur umoristico, va al concept artist svizzero Albert Hurter. Come concept artist lavorarono alla pellicola anche Ferdinand Horvath (non accreditato) e Gustaf Tenggren. Tra i tanti bravissimi animatori che lavorarono a Biancaneve e i sette nani non possiamo dimenticare Art Babbitt e Grim Natwick a cui furono affidate, rispettivamente, le animazioni della Regina Cattiva e di Biancaneve.

Colonna sonora

Prima di Biancaneve e i sette nani non esisteva un “mercato delle colonne sonore”. Con Biancaneve, per la prima volta, venne messo in vendita l’album con la colonna sonora e, grazie al successo di brani quali Ehi-Ho!, Il mio amore un dì verrà e Impara a fischiettar, questo divenne uno standard anche per le successive uscite, Disney e non solo.

Differenze con la fiaba

Biancaneve e i sette nani è ovviamente la trasposizione della fiaba Biancaneve dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm. La pellicola disneyana è piuttosto fedele dalla fiaba originale, distanziandosi su alcuni aspetti, in particolare il finale: Biancaneve non si risveglia grazie al bacio del principe, ma perché gli cade dalla bocca il pezzo di mela avvelenato; la regina non precipita nel burrone inseguita dai nani, ma viene più barbaramente torturata e uccisa per vendetta al matrimonio di Biancaneve e il principe.

L’altra grande differenza sono i nani: nella fiaba non vengono caratterizzati e sono, agli occhi del lettore, praticamente indistinguibili l’uno dall’altro: nella pellicola, invece, le loro differenze hanno contribuito in maniera sostanziale al successo del film.

Biancaneve e i sette nani

Commento

C’è poco da dire: a distanza di quasi un secolo, Biancaneve e i sette nani è ancora in grado di sorprendere ed affascinare.

La storia è senza tempo e i personaggi sono tra i migliori mai creati dalla studio Disney. Se Biancaneve è archetipo delle Principesse Disney, la Regina Cattiva (nei fumetti Grimilde), a sua volta, ha ispirato tutta una serie di “cattivi” successivi (Malefica, Crudelia De Mon…). Ed è proprio nella spietatezza della Regina, ispirata nella fisionomia all’attrice Joan Crawford, che risiede gran parte del fascino dark della pellicola.

Grimilde

Biancaneve e i sette nani, però, non avrebbe avuto il successo che ha avuto (al netto dell’inflazione è ancora oggi uno dei maggiori incassi della storia del cinema), senza… i sette nani! Il saggio ed erudito (ma poi, erudito lo sarà davvero? o solo in confronto ai suoi coinquilini?) Dotto, che cerca di fare il “leader”, nonostante le sue insicurezze; Brontolo, quello scontroso ma sotto sotto col cuore tenero; Gongolo, il “simpa della compa”, come si diceva ai miei tempi; Pisolo, sempre stanco o addormentato; Mammolo, timido e buffo; Eolo… chi di voi non ha provato da piccolo, almeno una volta, a trattenere uno starnuto mettendo, con pessimi risultati, un dito in orizzontale sotto al naso? Ed infine Cucciolo, il più giovane del gruppo, muto, senza capelli ed l’unico senza barba.

Biancaneve e i sette nani

Oggi forse il politically correct avrebbe qualcosa da ridire sul fare di persone affette da nanismo l’elemento comico di un film. Ma bisogna rivedere la pellicola nel suo contesto socio culturale dell’epoca ed è innegabile che le gag dei nani sono la parte più spassosa del film. Pensate che Disney chiese a tutta la crew di suggerire idee per gag dei nani, offrendo ben 5 dollari per ogni gag suggerita (per fare un confronto: lo stipendio medio era di 60 dollari al mese).

Ma Biancaneve e i sette nani, non è solo nani che starnutano o ballano e uccellini che cinguettano, è anche una della pellicole più dark e spaventose dell’intera cinematografia Disney. Vediamo alcune scene come esempio.

La fuga di Biancaneve della foresta, quando scambia rami d’albero per mostri spaventosi, sembra presa direttamente da qualche film espressionista tedesco; la regina non solo obbliga un suo suddito di uccidere Biancaneve, che ricordiamo è la sua figlia adottiva, ma gli chiede di profanarne il cadavere e di portarle il cuore della giovane come prova dell’omicidio: ci sono serial killer in film horror, meno spietati di lei!; i nani, tanto “pucciosi” nelle scene comiche, sono feroci quando armati di mazze e bastoni si mettono all’inseguimento della strega per, chiaramente, ucciderla per vendetta; gli avvoltoi che planano famelici per cibarsi del cadavere della regina sono una delle più ciniche chiusura di sequenza che si ricordino in un film Disney.

Un film incredibile, che sa quindi divertire e spaventare, commuovere ed emozionare. Un film che ha cambiato totalmente la storia del cinema, non solo d’animazione, realizzato con un stile unico e irripetibile ed una qualità artistica ai massimi livelli, forse mai più raggiunti dall’animazione tradizionale, non solo Disney, se non da pochissime eccezioni.

Biancaneve e i sette nani
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Published By: Marco Frassinelli

Nella vita di tutti i giorni si occupa di telecomunicazioni e efficienza energetica, co-fondatore di Restart (grupporestart.it). Contemporaneamente, da anni si occupa per passione di cultura nerd e popolare come blogger e organizzatore di eventi. Ha collaborato all'organizzazione di decine di manifestazioni: Albissola Comics, Asylum Fantastic Fest, Video Festival Città di Imperia, Festival di Folklore e Cultura Horror AutunnoNero, Mostriamo il Cinema, Albenga Dreams, Fiera del Libro di Imperia... È direttore di Proxima no-profit, vice presidente del Cineforum Imperia e membro del consiglio direttivo di Ludo Ergo Sum - Tana dei Goblin Imperia e Comics & Art. Ha lavorato come blogger per Blogosfere (PianetaFumetto) e ha pubblicato su diverse riviste (L'Eco della Riviera, Tenebre", Fumo di China, Dylandogofili). Ha curato per Proxima l'editing dei libri "Sina. Je m'en fiche!" e "Io alla finestra della vita" ed è co-autore dei libri "Gibba e 'Lele' Luzzati" sul cinema d'animazione e "Sei nel West, Amigo!" sul cinema spaghetti western. È autore di articoli pubblicati su "Novissimo Zibaldino del Festival” (Mellophonium) e "L'arte del doppiaggio” (Felici Editori) e di fotografie pubblicate sul fotolibro “Gallieno Ferri – Photobook” (Forum ZTN). Ama viaggiare (è coordinatore Avventure nel mondo) e creare fotolibri dei suoi viaggi. Nel 2013 crea il sito ilblogger.it dove scrive principalmente di cinema e fumetti.

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