Si è svolta ieri la terza serata del Festival di Sanremo 2016, la cosiddetta “serata delle cover“. Ogni Big ha infatti interpretato, non la propria canzone in gara, bensì un grande classico della musica italiana reinterpretato. Vediamo quali brani hanno scelto e chi ha vinto.
Prima ad esibirsi Noemi che affronta degnamente e con la giusta dose di brio Dedicato di Loredana Bertè. Poi è il turno dei Dear Jack che interpretano discretamente Un bacio a mezzanotte del Quartetto Cetra. Quindi gli Zero Assoluto con la sigla di Goldrake (Actarus) in versione acustica: peccato che l’idea la avesse già avuta Alessio Caraturo qualche anno fa, e con risultati ben più apprezzabili. Zero Assoluto? appunto. Chiude il blocco una versione a livello di “karaoke” di Amore senza fine di Pino Daniele da parte di Giovanni Caccamo e Deborah Iurato. Vince il blocco giustamente, e senza alternative, Noemi.
Il secondo blocco si apre con la grande Patty Pravo che decide di “coverare” un proprio brano del 1970 aggiungendoci un feat con il rapper Fred De Palma. Davvero una strana scelta, ma non male. Imbarazzante invece la performance Alessio Bernabei con il brano A mano a mano. Non perché canti male, ma perché se hai quella voce e ti presenti con un brano di Riccardo Cocciante, poi ricantato da Mino Reitano… scusa ragazzo ma un po’ di imbarazzo nel sentirti cantare si crea. Grande delusione Dolcenera, che cantando Amore disperato di Nada è arrivata a farmi rimpiangere la versione dei Super B. E ho detto tutto. Chiude il gruppo Clementino che inaugura quello che sarà il Festival della Canzone Napoletana (in tutto saranno ben 4 le canzoni in napoletano della serata) cantando una efficace versione rap di Don Raffeè di Fabrizio De André. Passa il gruppo Clementino e, nonostante la Pravo, direi che “ci sta”.
Il terzo gruppo si apre con la canzone più bella e originale della serata: Quinto ripensamento, canzone di Elio e le storie che utilizza l’arrangiamento di A Fifth of Beethoven di Walter Murphy, rifacimento degli anni ’70 della Sinfonia n. 5 di Ludwig van Beethoven. Segue Arisa che fa sua Cuore di Rita Pavone. Poi Rocco Hunt con una facile e allegra interpretazione di Tu vuo’ fa’ l’americano. Chiude il gruppo la banalizzazione di Il mio canto libero da parte Francesca Michielin. Elio sicuramente superiori agli altri… ovviamente passa Rocco Hunt con il secondo brano in napoletano in finale.
Il quarto gruppo inizia con Neffa che, accompagnato dai The Bluebeaters, si esibisce senza alti né bassi con un altro brano di Renato Carosone, O’ sarracino. Secondo del gruppo Valerio Scanu, che si presenta seduto al pianoforte: “per la prima volta”, dicono nel lancio della canzone. E lui non prova neanche a far finta di suonare (mai visto un pianista che tiene il microfono mentre canta). Boh. Sceglie un brano difficilissimo: Io vivrò (senza te) di Lucio Battisti. Ovviamente lo banalizza, come il 90% delle cover di Battisti, ma meno di altri (vedi sopra la Michielin) e per il pubblico sarà sufficiente a farli passare il turno. Segue Irene Fornaciari con Se perdo anche te del Gianni Morandi nazionale. Non male. Chiudono la batteria i Bluvertigo con un’ottima versione di La lontananza di Domenico Modugno. Morgan non avrà la voce di Modugno ma ha capito il senso di fare una cover. Passa il turno, come già detto, Valerio Scanu.
L’ultimo blocco si apre con Lorenzo Fragola che, in modalità karaoke con gli amici, canta (o almeno ci prova) La donna cannone di Francesco De Gregori. Poi un Enrico Ruggieri che, visto l’andazzo della serata, decide di esibirsi anche lui in napoletano con A’ canzuncella degli Alunni del Sole. Segue Annalisa che ci mette tutto l’impegno possibile per dimostrare di non aver capito niente del brano America di Gianna Nannini. Ma già si doveva presagire dal vestito lungo col quale si è presentata sul palco. Chiudono blocco e serata gli Stadio con La sera dei miracoli di Lucio Dalla. Ottima la loro interpretazione e emozionante rivedere insieme al gruppo sul palco anche gli ex componenti Ricky Portera e Fabio Liberatori, che avevano lasciato il gruppo 30 anni fa e che hanno deciso di esibirsi nuovamente insieme in questa occasione per rendere omaggio al cantante che li aveva lanciati tanti anni prima. Vincono il blocco, ma con la brutta caduta di stile di piazzare foto e estratto audio di Dalla nel finale della canzone.
Prima di dirvi il vincitore della serata, ricordiamo gli altri ospiti che hanno calcato il palco dell’Ariston. Iniziamo con i Quarti di Finale delle nuove proposte: si sono esibiti Miele (Mentre ti parlo), Francesco Gabbani (Amen), Michael Leonardi (Rinascerai) e Mahmood (Dimentica). Passano alle semifinali Gabbani e Mahmood, con tante polemiche perché inizialmente era stata annunciata come semifinalista, per errore, Miele al posto di Gabbani.
Ospiti principali della serata i Pooh con una grande reunion con Riccardo Fogli che mancava nella band dal 1973. Poi i comici Pino e gli anticorpi, il cantautore irlandese Hozier, l’atleta paralimpica Nicole Orlando, l’artista belga Marc Hollogne (Marciel) e il disc jockey Lost Frequencies.
In conclusione serata piacevole, ottimo Carlo Conti, simpatico Gabriel Garko, bella (non serve altro, per quello che le fanno fare) Madalina Ghenea e divertentissima Virginia Raffaele con una “cattivissima” imitazione della stilista Donatella Versace.
Allora. Chi avrà vinto? Penso si fosse già capito: gli Stadio. Della serie: vi piace vincere facile? Non avevate bisogno. Peccato perché se la sarebbero giocata anche senza “comprarsi” il pubblico con la foto di Dalla.