In occasione della Giornata Mondiale della Memoria, torniamo a parlare di campi di concentramento nazisti. Come avevamo già spiegato negli articoli precedenti I peggiori campi di concentramento nazisti (1): gli anni ’30 e I peggiori campi di concentramento nazisti (2): gli anni ’40, i nazisti utilizzarono i campi di concentramento dal 1933 al 1945.
Inizialmente erano campi di concentramento e di lavoro per prigionieri politici (comunisti, sindacalisti, mendicanti, disabili…). Man mano iniziarono ad ospitare anche altre categorie di persone come ebrei, testimoni di Geova, Sinti, Rom, omosessuali e, con lo scoppio della guerra, moltissimi prigionieri di guerra (come mio nonno, catturato in Albania e deportato prima a Altengrabow e poi a Bergen-Belsen).
Poi, all’inizio degli anni ’40, l’antisemitismo raggiunse il suo culmine e si cercò una “soluzione finale della questione ebraica“. Soluzione che venne trovata alla conferenza di Wannsee del 1942, ossia lo sterminio dell’intera popolazione ebraica. Ed è a questo scopo che nacquero i 5 campi di sterminio che vedremo in questo articolo.
Chełmno
Chełmno fu il primo campo di sterminio. Il processo di sterminio era diverso da quello poi adottato nei campi di sterminio successivi: qui i prigionieri venivano caricati (dalle 90 alle 150 persone alla volta) all’interno di autocarri modificati affinché, durante il trasporto dal campo alle fosse comuni, i gas di scarico venissero convogliati all’interno del mezzo provocando la morte dei prigionieri. All’arrivo, i Sonderkommando svuotavano il camion, che ripartiva così per un nuovo viaggio della morte. Furono almeno 152.000 le persone che morirono a Chełmno, principalmente ebrei provenienti dal ghetto di Łódź.
Bełżec
Situato nella Polonia dell’est, dalle parti di Lublino, il campo di sterminio di Bełżec divenne operativo nel 1942 e fu lì che si utilizzarono le prime camere a gas fisse con il monossido di carbonio. Fu il modello sul quale vennero costruiti i campi gemelli di Sobibór e Treblinka.
Le prime vittime furono gli ebrei dei ghetti di Lublino e Leopoli e si stima che a Bełżec, in meno di un anno, persero la vita circa 600.000 persone. Nel ’43, avendo ucciso tutti gli ebrei nell’area, i nazisti chiusero il campo distruggendo ogni prova dell’orrore e bruciando tutti i cadaveri delle vittime. Il fatto che sia meno conosciuto di altri campi, nonostante l’elevato numero di vittime, è da imputare sia a questo insabbiamento, sia al fatto che sono state solo due le persone sopravvissute a questo campo: Rudolf Reder e Chaim Hirszman, fuggiti durante un trasferimento.
Sobibór
Insieme a Bełżec e Treblinka, Sobibór fu uno dei tre campi di sterminio utilizzati per l’operazione Reinhard, ossia lo sterminio degli ebrei polacchi e dei rom nella Polonia occupata. Diretto a Franz Reichleitner, il campo era un esempio di “efficienza“: ogni convoglio ferroviario arrivato al campo venne sempre “liquidato” il giorno stesso dell’arrivo. Tramite sei camere a gas, venivano uccise 1.300 persone contemporaneamente. Si stima che morirono a Sobibór dalle 170.000 alle 250.000 persone.
Sobibór è noto anche per essere stato teatro di una delle più importanti rivolte di prigionieri, con la fuga di oltre 600 detenuti (molti dei quali ricatturati nei giorni successivi); l’episodio è raccontato anche nel film Fuga da Sobibor.
Treblinka
Treblinka fu il secondo campo nazista per numero di vittime: in soli 16 mesi di apertura, furono ben 700.000/900.000 i prigionieri uccisi in questo campo! Tra le prime vittime del campo ci furono i prigionieri del ghetto di Varsavia e per tutto il 1942 arrivarono per essere uccise dalle 7.000 alle 20.000 persone ogni giorno.
Quando visitai questo campo, una delle storie che trovai più toccanti fu quella di Janusz Korczak. Pedagogista, scrittore e medico, molto conosciuto in tutta Europa per i suoi libri sull’infanzia (Come amare il bambino, Il diritto del bambino al rispetto…), Janusz Korczak era anche direttore della Casa degli Orfani. Quando i nazisti vennero a deportare a Treblinka i 192 bambini dell’orfanotrofio, Janusz Korczak rifiutò varie possibilità di salvezza (sia da parte della resistenza prima che da parte dei nazisti stessi) e decise di accompagnare i suoi bimbi e condividerne il destino.
Auschwitz-Birkenau
Il campo di concentramento di Auschwitz è sicuramente il più (tristemente) famoso tra i lagar nazisti: qui trovarono la morte più di 1 milione di persone. Il campo era diviso in varie parti, le più importanti erano: il campo di concentramento Auschwitz I, il campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II) e il campo di campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III).
Auschwitz I aveva una popolazione di prigionieri stabile tra le 15.000 e le 20.000 persone. Per lavoro massacrante, esperimenti medici, malattie o esecuzioni, morirono ad Auschwitz circa 70.000 persone. È qui che fu sperimentato per la prima volta il gas Zyklon B.
Monowitz, che alloggiava circa 12.000 internati, era invece suddiviso in oltre 45 sottocampi di lavoro. Trovarono la morte a Monowitz circa 25.000 lavoratori ed è qui che si svolge il libro Se questo è un uomo di Primo Levi.
Birkenau fu il lager più grande di tutto il sistema di campi nazisti, arrivando ad avere una popolazione di 100.000 persone contemporaneamente. Aveva quattro grandi forni crematori più un sistema di “roghi”, ossia fosse comuni dove i prigionieri venivano bruciati all’aperto quando le uccisioni superavano la capacità di smaltimento dei forni. A Birkenau trovarono la morte circa 1.100.000 persone.
Tra le storie più note del campo di Auschwitz-Birkenau voglio ricordare quella di San Massimiliano Kolbe. In seguito alla fuga di un prigioniero, i nazisti per rappresaglia selezionarono altri dieci internati nella stessa baracca condannandoli a morire di stenti nel cosiddetto bunker della fame. Quando una delle vittime designate si mise a piangere dicendo di avere una famiglia che lo aspettava a casa, il frate francescano Kolbe si offrì di sacrificarsi al suo posto. Lo scambio venne accettato e Kolbe, dopo due settimane senza pane e acqua, venne ucciso tramite una iniezione di acido fenico.