Per un amante del cinema, The Story of Film: An Odyssey è qualcosa di monumentale. Un documentario di oltre 900 minuti (15 ore) sulla storia del cinema. Scritto, diretto e narrato dal regista e critico cinematografico irlandese Mark Cousins (nella versione italiana doppiato da Mario Cordova) è probabilmente il progetto cinematografico-televisivo più interessante e completo tra quelli dedicati alla settima arte. Per poter essere trasmessa in televisione, l’opera è stata suddivisa in 15 episodi di circa un’ora. Questo il tema della prima puntata: Nascita del Cinema.
Diviso in due parti – 1895-1918 – Il mondo scopre una nuova forma d’arte e 1903-1918 – Il brivido diventa racconto – questo primo episodio prende il via dalla nascita del cinema, dalle invenzioni di Thomas Edison alle sperimentazioni dei fratelli Lumière, alla nascita di un nuovo utilizzo “fantastico” del mezzo grazie alla fantasia di Georges Méliès. Ci vengono raccontate e mostrate le nascite degli effetti speciali, del montaggio, del primo piano, del contro-campo, dal montaggio alternato e del montaggio parallelo, grazie alle intuizioni e sperimentazioni di registi quali Edwin Stanton Porter e George Albert Smith.
Si ricorda del periodo d’oro del cinema svedese, grazie a registi quali Victor Sjöström e film quali Il carretto fantasma, prima che il centro del mondo cinematografico si spostasse negli Stati Uniti e in particolare a Hollywood (location scelta per la lontananza da New York e quindi poter per sfuggire, illegalmente, al pagamento di certi brevetti).
Si racconta del ruolo delle donne nel cinema degli albori, sia come registe che come sceneggiatrici, prima che il boom di hollywood riducesse il loro spazio in questo settore, pian piano divenuto sempre più di appannaggio maschile. Negli stessi anni è, però, nato il fenomeno del “divismo”, scatenato dalla falsa notizia della morte dell’attrice Florence Lawrence che fece di lei, una volta ripresentatasi al pubblico viva e vegeta, la prima vera diva del cinema.
Grazie a tanti spezzoni, sia di film del passato, che film più recenti, Mark Cousins riesce a spiegare in modo chiaro e preciso, anche ad uno spettatore “non addetto ai lavori”, che cosa si intenda per regia e per montaggio. Uno degli esempio più interessanti è l’inquadratura di bollicine utilizza da Carol Reed in Fuggiasco (1947) e successivamente ripresa prima da Jean-Luc Godard in Due o tre cose che so di lei (1967) e poi da Martin Scorsese in Taxi Driver (1976).
L’episodio termina con il boom delle sale cinematografiche e film di nuova concezione come Intolerance (1916) di David Wark Griffith, Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone e Anime sulla strada (1921) di Minoru Murata.