Dopo alcuni post nella categoria “Eventi“, inauguriamo oggi una nuova categoria del nostro blog: “Interviste“. E lo facciamo con un pezzo da novanta del fumetto italiano, vale a dire Luca Enoch.
Enoch è uno autore molto apprezzato, sia per i suoi lavori in Bonelli che per quelli extra Bonelli. Tra le sue opere più famose non possiamo scordare Gea, Lilith (attualmente in corso di pubblicazione) e Sprayliz. È stato disegnatore di Legs Weaver, ha scritto per il mercato francese Morgana con disegni Mario Alberti, ha realizzato anche numerosi fumettini come autore umoristico (gli indicabili, a mio avviso, Ninja Boy e Skaters).
Lo abbiamo intervistato un po’ su tutta la sua carriera, ma in particolare su Dragonero, la nuova serie Bonelli che debutterà il mese prossimo in edicola. Ideata da lui e da Stefano Vietti, Dragonero sarà un fumetto fantasy e riprenderà là dove si era interrotto l’omonimo Romanzo a fumetti pubblicato sei anni fa.
Sapresti indicare il momento o il periodo in cui hai capito che avresti voluto diventare un fumettista?
Credo che il mio destino sia stato scritto in giovanissima età, prima del consolidarsi della memoria; ho una foto di me di neanche un anno che mi sdraio sbavante e affascinato sull’immensa (per me) doppia pagina a colori del Corrierino dei Piccoli. Dopo quel imprinting non avrei potuto pensare ad altro.
Nella tua carriera sei stato un autore unico, ma anche sceneggiatore puro (Morgana) e disegnatore puro (Legs). Cosa ti senti principalmente?
Nasco come autore unico, ho sempre voluto raccontare le mie storie attraverso il linguaggio narrativo del fumetto. Il mio esordio sulle pagine dell’Intrepido avvenne infatti come autore del soggetto, sceneggiatura e disegni, prima con la storia autoconclusiva “Berserk” e subito dopo con il personaggio di “Sprayliz”.
I due fumetti che ti hanno portato la notorietà sono probabilmente Sprayliz e Gea. Ci puoi raccontare la genesi di queste due opere? Cosa hanno rappresentato per te?
Sprayliz è il mio primo personaggio, nato per caso, sulle vaghe indicazioni di Sauro Pennacchioli, allora direttore artistico de L’Intrepido, che voleva per la storica testata una nuova stagione di storie per giovani, con ambientazioni urbane, realistiche e possibilmente con personaggi femminili. Come ambientazione urbana scelsi allora il mondo dei graffiti e di centri sociali autogestiti, ambienti che non frequentavo (ero già un trentenne e quindi già muffo) ma che mi affascinavano. Nacque la spericolata diciassettenne graffitara che ebbe un immediato riscontro positivo nella comunità LGBT per la presenza della coprotagonista Kate, lesbica dichiarata e “vincente”. Gea arrivò anni dopo, quando Sprayliz aveva concluso la sua tormentata vita editoriale e io ero già approdato alla Bonelli, dove avevo disegnato due storie di Legs Weaver su sceneggiatura di Antonio Serra e ne avevo realizzato altre tre su miei soggetti e sceneggiature. Sergio Bonelli mi conosceva come autore per Sprayliz e mi propose di realizzare una serie semestrale interamente autogestita, lasciandomi carta bianca nel creare il personaggio. Nacque così Gea, imbranata cacciatrice di mostri e poi leader della resistenza umana contro gli invasori alieni. Sprayliz fu per me l’esordio professionale nel mondo del fumetto, Gea il riconoscimento ufficiale come autore da parte di un editore come Bonelli.
Il fumetto italiano (ma anche quello americano se è per questo) è sempre stato incentrato su personaggi maschili: Dylan Dog, Tex, Zagor, gli stessi Paperino e Topolino. Le tue opere invece sono quasi tutte con protagoniste femminili: Morgana, Lilith, Gea, Sprayliz, Legs…. È una scelta? Un caso? Cosa ti piace nel raccontare le tue storie da un po’ di vista femminile?
È vero, mi vengono tutte femmine… sono portatore del cromosoma XX; non a caso ho due figlie, Elena e Isabella 😉 Comunque sia, io non sento la necessità di identificarmi nel personaggio, come è per molti miei colleghi che preferiscono protagonisti maschili, ma preferisco lasciarmi affascinare dal genere femminile e provare goffamente a muovere questi personaggi nelle mie storie.
Attualmente stai lavorando a Lilith per la Sergio Bonelli Editore. Siamo arrivati a circa metà della miniserie. La serie sta ancora andando come immaginavi quando l’hai ideata oppure nel corso d’opera hai deviato dalla strada iniziale per affrontare nuovi temi che non avevi previsto inizialmente?
Per Lilith, come per Gea, sapevo esattamente come iniziare e come finire; quello che accade nel mezzo, come si sviluppa la storia e quali strade può prendere per arrivare alla meta, dipende dalle letture che fa l’autore, quali film vede, cosa gli succede nella vita. “Sempre in movimento è il futuro” diceva un filosofo… non ricordo quale, ma mi sembra fosse piccolo e verde 😉
Una delle peculiarità di questa serie è ambientare ogni numero in un luogo e un tempo differente: Anatolia nell’età del bronzo, guerra di secessione americana, prima guerra mondiale… Come scegli l’ambientazione? Parti da un evento storico in particolare, dal Paese, dal periodo oppure immagini prima la vicenda del numero e poi scegli l’ambiente adatto dove rappresentarla?
Si può partire dal piacere che ho nel disegnare un certo periodo storico (l’ambiente dei samurai e del raffinato periodo Edo); dall’interesse che un certo periodo storico suscita in me, magari perché lo conosco bene (il mito dell’Iliade calato nel suo reale contesto geografico e culturale, l’epopea nord atlantica dei normanni) o perché lo conosco poco (il massacro di Nanchino durante l’occupazione cinese, la guerriglia dei bushwacker confederati o anche la vicenda della Banda Stern nella Palestina pre-Israele, appena pubblicata da Rizzoli/Lizard). L’ambiente storico ha comunque la precedenza: prima immagino lo scenario, studio il periodo e quindi vi calo la vicenda della brunetta cattiva.
Vorrei ora chiederti qualcosa a proposito di Dragonero. Pubblicato cinque anni fa come Romanzo a fumetti Bonelli, Dragonero tornerà a nuova vita a giugno come vera e propria testata regolare. Doveva essere così fin dall’inizio, giusto?
Dragonero fu studiato come serie regolare da Stefano Vietti e da me, prima che Sergio Bonelli mi proponesse di realizzare Gea. Il progetto finì nel cassetto per alcuni anni e riproposto come storia one shot per l’esordio dei Romanzi a fumetti (format portato in casa editrice sempre da me e Vietti). Il mondo che noi si aveva creato per DN era però così vasto e complesso che sarebbe stato un vero peccato abbandonarlo dopo solo un’avventura. Tornammo quindi alla carica, anno dopo anno, fino a prendere Bonelli per sfinimento 😉 e far approvare DN come regolare serie mensile. Ora stiamo accompagnando i lettori verso l’uscita estiva con un blog, dove il protagonista Ian (Dragonero) scrive un diario personale corredato di disegni.
La serie partirà dove finiva il romanzo o avrà un nuovo inizio? Per chi non ha ancora letto l’albo, puoi anticipare di cosa si tratta?
La serie parte da dove finisce il Romanzo a Fumetti. Ian Aranill, scout imperiale, alla fine dell’impresa “tolkeniana” raccontata nel Romanzo (eroe riluttante, compagnia eterogenea, Cerca avventurosa, sconfitta di un nemico malvagio), uccide un drago, ne beve accidentalmente il sangue vivo e (come accade a Sigurd dopo aver ucciso il drago Fafnir) acquisisce poteri particolari e per ora latenti. Nelle sue avventure si accompagna a Gmor, un orco, Sera di Frondascura, un’elfa silvana, Alben, un mago luresindo, e Myrva, sua sorella, membro della gilda dei Tecnocrati. Sempre sul blog di Ian, vi sono alcune mappe del vasto mondo in cui si muoveranno i nostri eroi.
Per creare l’ambientazione di Dragonero, quali suggestioni, autori o opere vi hanno maggiormente influenzato?
Per chiunque voglia fare del fantasy, che non sia quello “alieno” e bizzarro di derivazione Metal Hurlant (alla Moebius, per intenderci, che io adoro) autori come Tolkien e George R. R. Martin, Robert Howard e Michael Moorcock sono imprescindibili. Personalmente sono affascinato dall’umorismo e dall’originalità delle storie di Terry Pratchett e dal suo “mondo disco”.
Il fantasy classico è un genere che spopola nei romanzi, nei giochi di ruolo, nei videogames. Per quanto riguarda i fumetti invece non ha mai avuto molta fortuna. Fumetti “di livello” con guerrieri, elfi, goblin e compagnia, si contano davvero sulle dita di una mano. Secondo te per quale motivo?
Non saprei dire; forse perché muovendo graficamente personaggi come nani, elfi e orchi si rischia di cadere nel grottesco mentre il genere fantasy è tradizionalmente molto “serio” (eccetto Pratchett). Leggere degli Ent sulle pagine di Tolkien è affascinante, sullo schermo del cinema ricordano gli alberi animati del bosco di Biancaneve 😉
Sul blog del fumetto hai comunicato già i primi disegnatori, tra i quali Giuseppe Matteoni, Gianluigi Gregorini, Giancarlo Olivares, Gianluca Pagliarani, Cristiano Cucina e Alfio Buscaglia. A livello di sceneggiatori invece? Sarete solo tu e Stefano Vietti o ci saranno altri collaboratori? Il tuo coinvolgimento nella serie sarà in qualità di sceneggiatore puro oppure disegnerai qualche numero?
Le storie saranno scritte solo da Vietti e da me, almeno per i primi tempi; vogliamo dare coerenza e unità al nostro mondo. In seguito, vedremo. Per quanto riguarda i disegni, finché lavorerò su Lilith per me non sarà possibile disegnare nemmeno una pagina. Fra un quattro/cinque anni magari scriverò e disegnerò un “gigante”!
Tra Lilith e Dragonero mi sa che ti aspettano mesi molto impegnati: avrai tempo anche per altri progetti? Hai già qualcosa in cantiere?
A parte evitare di “tirare una crepa”? No, nessun altro progetto complesso, non ne ho materialmente il tempo. La banda Stern è stata la mia ultima fatica extra bonelliana e non ce ne saranno altre per un po’…
Ringraziando Luca Enoch per l’intervista, vi lascio con un due bellissimi filmati in cui viene mostrato, passo passo, tutto il procedimento per la creazione della bellissima illustrazione di Luca Malisan postata poco sopra.
https://www.youtube.com/watch?v=5y0Q1UTjtQo?rel=0
https://www.youtube.com/watch?v=4Xhm8qiMu0o?rel=0
Beh i disegnatori sono poderosissiimi. Per il resto speriamo e incrociamo le dita 🙂