Paolo Buscaglino Strambio e Ugo Verdi: intervista agli autori di “Road to Armageddon”

Uno dei fumetti di cui personalmente attendo l’uscita con particolare curiosità e aspettativa è Road to Armageddon – Una nuova era, il primo di sei volumetti che saranno editi in futuro. Si tratta di una piccola produzione indipendente in uscita in occasione di Lucca Comics & Games 2018, ma della quale si desume dalle notizie e dalle immagini attualmente a disposizione la cura nella realizzazione e la professionalità degli autori: il creatore e sceneggiatore Paolo Buscaglino Strambio, in arte Pabus, e il disegnatore Ugo Verdi. Un fumetto fantascientifico? Storico? Fantasy? In qualche maniera un po’ un mix di tutte queste cose e anche molto di più.

TRAMA

Siamo in un mondo stranamente sospeso tra un’ambientazione antica e una tecnologia futuribile. Un delicato equilibrio geopolitico rischia di spezzarsi a causa delle tensioni fra i diversi governanti che tramite i loro alchimisti condizionano gli equilibri dell’intero continente. In questo primo dei sei albi previsti si delinea uno scenario che non mancherà di sorprendere per l’originalità e il dettaglio con cui è descritto, ma non mancheranno momenti di tensione e d’azione, colpi di scena, citazioni nascoste e qualche punta di umorismo per rendere più stimolante la narrazione, nell’attesa di un secondo volume che – come anticipato nel finale – riserverà sviluppi drammatici ed imprevedibili.

Per saperne di più abbiamo fatto quattro chiacchiere con gli autori.

Umberto Sisia: Buongiorno Paolo e Ugo e grazie per avere accettato questa chiacchierata. Iniziamo subito: vi vorreste presentare brevemente a beneficio di coloro che ancora non vi conoscessero?

Paolo Buscaglino Strambio: Sono un vecchio “otaku” del ’66, cresciuto a cartoni animati giapponesi, che ha avuto la fortuna di non perdere mai il contatto col mondo dei fumetti grazie alla lunga collaborazione con l’organizzazione di Torino Comics di Vittorio Pavesio e con l’A.T.I.F. di Riccardo Migliori. Ho trasformato nel tempo la passione in un vero lavoro, prima come organizzatore di eventi – da Torino Cosplay, a varie piccole fiere ed esposizioni, all’attuale circolo Orialcon – ed ora come fumettista ed editore, grazie al “lancio” offertomi quattro anni fa dalla Cagliostro E-Press.

 

 

Ugo Verdi: Certamente, molto volentieri. Sono nato a Torino, il 20 Gennaio del 1971. Ho iniziato a disegnare a quattro anni in orfanotrofio e questa predilezione, l’amore per il disegno non è mai passato. Anzi… Iniziai a guardare e leggere fumetti alle medie, ma fu durante il periodo del liceo artistico che la cosa esplose totalmente. Al liceo conobbi una persona che aveva la passione di scrivere ed io sono sempre stato un tipo con la necessità di usare la fantasia per creare sempre cose nuove.

 

 

Nel 1993 iniziammo a creare il nostro primo fumetto intitolato 2700, di cui ero creatore grafico e co-autore. Ebbe un buon successo. Questo fu il mio trampolino di lancio, forse perché anche la particolarità del mio tratto e la mia passione per i particolari e il mecha-design, mi aiutarono molto. Successivamente a 2700, partecipai ad una selezione per Bonelli e cominciai a lavorare per Legs Weaver dal 1997 al 2002, realizzando cinque albi. In seguito ho poi realizzato altre cose per privati stranieri, come Marc Ducrow, associazioni medievali svizzere e altri autori australiani.

Comprese alcune collaborazioni con Cagliostro E-Press e altri. Sono un grande appassionato di storia medievale e templare, mi piace dipingere miniature, ogni tanto mi diletto anche con il legno e ho molti altri interessi. Sono una persona che si annoia molto facilmente facendo sempre le solite cose, quindi qualche volta ho bisogno di variare.

US: Siamo qui per parlare soprattutto della vostra ultima fatica, ma sarebbe il caso di fare prima un paio di passi indietro: quali sono state le letture (fumettistiche e non) che vi hanno soprattutto influenzati, costruendo in qualche modo il vostro immaginario?

PBS: Più che dai fumetti, sono stato influenzato dall’animazione giapponese, perché la mia infanzia si è svolta ben prima che i manga iniziassero a diffondersi e il linguaggio dei fumetti italiani non mi ha mai soddisfatto pienamente. Avendo una scarsissima vita sociale, passavo quindi intere giornate a saltare ininterrottamente da una serie all’altra, senza distinzione di genere, assorbendone poetica e tecniche narrative. Crescendo, ho affiancato ad esse telefilm come Ai confini della realtà, film ed opere liriche, di cui sono tuttora un grande appassionato, sviluppando così un gusto cinematografico e teatrale che cerco di trasferire nelle mie sceneggiature. Come autori da me prediletti, posso citare Hayao Miyazaki, Howard Phillips Lovecraft, Alfred Hitchcock, Giuseppe Verdi

UV: Come per Paolo Buscaglino, grande amico da ormai 24 anni, sono anch’io cresciuto con i cartoni animati giapponesi: Goldrake, Mazinga, Jeeg, Lupin e così via… Sono state proprio queste meraviglie degli anni ‘80 a formarmi graficamente e anche a livello di personalità. Anche i miei primi personaggi nacquero prendendo spunti e stili da quelli giapponesi. Ripeto che fu grazie a questa passione per i robot e i personaggi nipponici che riuscii a migliorarmi nei particolari e nella robotica. Ovviamente cercando di creare o riproporre mecha o astronavi che rispecchiassero il mio essere. Mio motivo di vanto è che se si dovesse realizzare nella realtà un mio robot in scala 1:1 o meno rimanendo fedeli ai miei disegni, ogni giuntura è disegnata in modo che possa permettere il movimento al 90% come un normale corpo umano. Crescendo, ho poi tentato ancora di migliorarmi, ma sempre tenendo fede al mio stile. Per i personaggi più realistici mi sono basato molto su Bart Sears e Adam Hughes.

US: E invece, quali sono – se ci sono – i vostri fumetti precedenti che considerate in qualche modo il banco di prova per Road to Armageddon?

PBS: I miei primi passi li ho compiuti negli anni Ottanta, a livello di fanzine, affiancando la mia ragazza di allora, Carmela, talentuosa disegnatrice che mi piacerebbe veder tornare in scena dopo che si è chiusa in un isolamento artistico assai triste. Poi ci fu l’incontro con Ugo nel ’94, che tre anni dopo portò al primo tentativo serio. Esso, però, non andò oltre un artbook di prova per le difficoltà economiche dell’amico che doveva farci da editore. Vent’anni dopo, ecco l’opportunità di collaborare con la Cagliostro E-Press, che mi ha dato modo di rilanciarmi e in seguito la decisione di mettermi in proprio per avere la massima libertà d’espressione.

UV: Francamente non saprei dire se per me si tratta ancora di un “banco di prova”. Non per mancanza di umiltà, ma semplicemente avendo avuto la mia prima esperienza con 2700, non parlerei di una nuova prova, bensì più di un rinnovato desiderio di realizzare ciò che mi appartiene, della mia continua voglia di crescere e mettere alla prova le mie eventuali capacità e – perché no…-  anche della volontà di riprendere la via per un mondo – quello di cui parlava prima Paolo, il nostro tentato fumetto del 1997 – che per quasi quindici anni avevo abbandonato.

US: Arriviamo dunque al punto: come è nata l’idea e come è partita la realizzazione vera e propria del fumetto?

PBS: All’inizio, pensavamo di riprendere la sceneggiatura del ’97 che è tuttora validissima e potremmo effettivamente riproporre in futuro, ma gli sviluppi narrativi che intendevamo inserire mi hanno convinto che era più semplice costruirne una da zero. Oltretutto, mi attirava l’idea di esplorare ambientazioni e tecnologie che mi sembravano poco sfruttate. Ecco quindi il progetto attuale.

UV: Come già detto, da anni avevamo intenzione di iniziare una collaborazione tra noi, collaborazione che per vari motivi non inerenti al nostro volere non era mai stata possibile. Questa volta ci siamo riusciti. Io non sono uno sceneggiatore, però avendo sempre la testa in funzione ho proposto a Paolo l’input di ciò che mi sarebbe piaciuto creare mostrandogli i primi schizzi. Il resto è opera del suo intelletto, della sua immaginazione e della sua preparazione.

US: Una domanda specifica per Paolo, in quanto sceneggiatore. Road to Armageddon è una serie che si svilupperà in diversi volumi. Quali caratteristiche prevede la struttura narrativa del fumetto? E quali legami ci saranno fra questo volume e quelli che lo seguiranno?

PBS: Sei albi, per l’esattezza. La storia ha ovviamente uno sviluppo narrativo unico con diverse vicende che si intrecciano tra loro, ma senza divagare eccessivamente data la brevità della serie. Posso, tuttavia, garantire fin d’ora che il futuro riserva svolte che non mancheranno di sorprendere. Come è mia abitudine, infatti, il racconto inizia in modo abbastanza tranquillo, allo scopo di far familiarizzare con l’ambientazione e i protagonisti principali, lasciando presagire uno sviluppo lineare, salvo poi introdurre a sorpresa elementi che imprimono deviazioni inaspettate che possono condurre verso scenari radicalmente nuovi. Anche per questo, alla fine di ogni albo ci sarà un piccolo “trailer” del successivo, in modo da far capire che, appunto, il seguito è ancora ricco di sorprese. E, ovviamente, ogni albo si chiude con una domanda irrisolta.

US: Raccontateci un po’ quelli che secondo voi sono i punti forti della vicenda. Ciò per cui un qualsiasi lettore potrebbe essere invogliato a leggere la vostra opera.

UV: Personalmente potrei tirare acqua al mio mulino… Ma la mia considerazione è semplicemente che ho amato molto “tornare” in un mondo che avevo quasi abbandonato, o che mi avevano portato ad abbandonare. Ma io sono testardo e con traguardi personali da raggiungere. Non pretendo che questo lavoro piaccia a tutti, sarebbe troppo “altezzoso” e non è nella mia indole: ho fatto ciò che volevo e desideravo. Se piace, come spero, sarà un primo passo per aiutare la Edizioni Orialcon nella sua crescita, essendo appena nata. Per motivazioni più specifiche, passo la palla a Paolo.

PBS: Innanzitutto, per quel che mi riguarda, le atmosfere. Come sceneggiatore, ho cercato di raffigurare uno scenario il più possibile “vero” e credibile, attingendo ad un periodo storico che finora mi sembra poco sfruttato ancorché ricco di fascino, che contrasta con la tecnologia ucronica assai più di altri per la mancanza di elementi fantasy o steampunk. Sono felice di vedere che lo stile di Ugo vi si è adattato perfettamente. Così pure ho cercato di dare alla narrazione una fluidità di tipo cinematografico, con dialoghi concisi e ricchi di sottintesi e il frequente ricorso ad immagini a tutta pagina o a doppia pagina che vorrei immergessero il più possibile il lettore nel mondo e nelle vicende descritte. Anche la scelta del formato A4 vorrebbe dare una sensazione da “grande schermo”, permettendo inoltre di ammirare “ad alta definizione” la ricchezza di dettaglio dei disegni. Poi, ovviamente, ci sono i personaggi, con i loro caratteri e i loro confronti personali, mentre la storia diventerà davvero protagonista solo in un secondo momento.

US: Una domanda per Ugo: come ti sei trovato a lavorare su questa sceneggiatura di Paolo, autore notoriamente pignolo e rigoroso per quanto riguarda la fedeltà della rappresentazione di quanto da lui elaborato? Ti ha creato problemi la particolare impostazione del layout delle sue tavole, decisamente diverso rispetto a quello classico “all’italiana”?

UV: Paolo lo conosco da una vita ed è una delle poche persone che posso considerare un vero amico. Lavorare con lui è stato davvero “avventuroso”. Conoscevo la sua “pignoleria”, ma credo che in questo caso almeno con me l’abbia realmente addirittura aumentata a dismisura. Naturalmente ci sono dei motivi e tutti molto validi per questo, anche se qualche volta ci sono state delle discussioni su “visioni” sue che per me invece erano banali. Nel disegno io mi sento come un cavallo selvaggio che necessita di una prateria e non di un pezzetto di terra circoscritto da recinti… Devo “creare”, senza blocchi e limitazioni… Paolo mi vede allo stesso modo, anche se è vero che non sempre le limitazioni dello sceneggiatore sono un male. Collaborando con Paolo sto imparando con non poche difficoltà anche un modo diverso di fare fumetti e modificare alcune mie lacune. Con Road to Armageddon, un piccolo miglioramento credo ci sia stato. Questo si vede anche nella differenza rispetto alla struttura italiana… Penso che in qualche modo spesso ci si limiti a canoni scritti da anni da predecessori, cosicché diventa difficile uscire da questi canoni per un disegnatore, ma anche per un lettore.

US: Anche l’ambientazione sembra un punto molto interessante del fumetto. Che caratteristiche significative avete voluto conferire al vostro universo narrativo?

UV: Per questa domanda, lascio spazio a Paolo. Ciò che io gli chiedevo era di realizzare una storia credibile sotto tutti gli aspetti e da un punto di vista soprattutto umano circa il pensiero e le decisioni, una vicenda con i suoi alti e bassi.

PBS: Come dicevo, cercando di non anticipare nulla, abbiamo cercato di estremizzare alcune caratteristiche di un periodo storico preciso per non dover giustificare la tecnologia col ricorso ad elementi magici, ma senza neppure ricadere nell’Ottocento steampunk, ormai sufficientemente esplorato. Inoltre, trovo che quella scelta sia stata la più adatta alla ricchezza di dettagli dello stile di Ugo.

US: Un’altra domanda specifica per Ugo, relativa all’aspetto grafico della realizzazione del fumetto. Quale approccio hai adottato al disegno? Lavori in maniera tradizionale o in digitale?

UV: Lavoro sempre in maniera tradizionale, realizzo a mano la matita e l’inchiostrazione.

US: Mi è parso particolarmente interessante nelle immagini che ho visto l’uso dei retini: come ti sei trovato a utilizzare questo strumento che, mi risulta, adotti per la prima volta?

UV: Vero, per Road to Armageddon l’unica vera novità sono i retini. È la prima volta che li utilizzo e in questo caso è stato fatto in digitale. Sono molto soddisfatto del lavoro, ma ammetto che qualche errore possa esserci per mia inesperienza. In 2700 i mezzi-toni, erano tutti fatti a mano.

US: Anche questa domanda è rivolta specificamente a Paolo. Mi pare di capire che il vostro lavoro si configuri in qualche maniera come un’autoproduzione che si appoggia poi al supporto editoriale di un gruppo che si occupa di svariate iniziative culturali. Vuoi spiegarci un attimo la natura di questa scelta e le esigenze che la hanno dettata?

PBS: Dal punto di vista editoriale, la definisco una “auto-pro”, nel senso che ha certamente caratteristiche da autoproduzione, dato che – salvo rare eccezioni – curerò personalmente tutti i soggetti e le sceneggiature, ma vorrei anche darle un taglio il più possibile professionale, puntando a prodotti di alta qualità. Poi, se ci riuscirò o meno, lo diranno altri… Accanto a Edizioni Orialcon, inoltre, esiste il Circolo Orialcon, affiliato A.I.C.S., che ha tra i suoi scopi sociali la promozione del fumetto. Sono quindi in programma corsi di disegno, sceneggiatura, ecc. affiancati da un “laboratorio del fumetto” curato direttamente da me in cui gli autori più promettenti e selezionati saranno guidati passo passo nella realizzazione di opere in stretta collaborazione con l’etichetta editoriale.

US: Qual è il personaggio del vostro fumetto che preferite o con il quale vi identificate di più?

UV: A questa domanda non posso rispondere, anche perché ci saranno novità in seguito

PBS: Per me sono due, in particolare. Una è la ragazza che si vede in copertina, iconograficamente ispirata a una delle due sorelle di mia moglie, che mi ha in un certo senso “preso la mano”: dall’idea iniziale di personaggio secondario, che era una sorta di contraltare del vero protagonista, ha finito per “rubare la scena” e guadagnarsi la promozione sul campo. Ah, le donne! L’altro personaggio è quello che si vede sul dorso mentre crea la “pietra azzurra” (citazione voluta) del nostro logo. Ambiguo, mefistofelico, sornione… Come accade per la storia, il suo ruolo narrativo inizia in sordina per prendere forza man mano, togliendosi anche qualche soddisfazione personale.

US: E per finire, una domanda un po’ marzulliana, ma sempre efficace. Fatevi una domanda e datevi una risposta…

UV: Piacerà o non piacerà? Apprezzeranno il lavoro fatto e l’impegno? Mi auguro di si.

PBS: Progetti futuri di Edizioni Orialcon? Un’altra serie ucronica, ma con meno fantascienza, una commedia horror e una storia fantasy per ragazze. Ma sto valutando anche la versione a fumetti di una nota opera letteraria, proposta da un mio collaboratore e – più avanti – una storia d’atmosfera miyazakiana e un racconto storico. Anche per questo, cerco disegnatori da inserire nello staff…

US: Road to Armageddon sarà presentato in occasione di Lucca 2018: dateci alcune informazioni più precise e dettagliate in merito.

PBS: Anche per la presenza a Lucca, come per il mio personale rilancio, devo ringraziare la Cagliostro E-Press, che ci ospiterà nel suo temporary shop – Casa Cagliostro, in via del Gallo 11 – dove vi invito a venire numerosi per ammirare, oltre a Road to Armageddon, le pubblicazioni di questa associazione che da anni, affrontando difficoltà concrete e sterili polemiche altrui, offre gratuitamente a tanti aspiranti fumettisti la possibilità di mettersi alla prova con un progetto editoriale vero. Trovate tutte le indicazioni su internet e su Facebook, rispettivamente alle pagine edizioni.orialcon.it e fb.me/EdizioniOrialcon .

US: Ultima, ma sicuramente decisiva: quali saranno le modalità per mezzo delle quali reperire poi il fumetto e con quali tempistiche usciranno poi i numeri successivi?

PBS: Per iniziare, cercheremo di essere presenti nelle principali fiere, dove faremo vendita diretta e cercheremo di prendere contatto con le fumetterie presenti. Per la grande distribuzione, dovremo invece attendere di avere volumi di vendita che la rendano conveniente, ma questo non dipende da noi. Chi è di Torino o ha la possibilità di venirci, può trovare i nostri albi presso il Circolo Orialcon, in via Cormons 1 (Mirafiori Sud), trecento metri a nord dal confine tra Torino, Moncalieri e Nichelino, dove è attualmente allestita anche una piccola mostra sui Templari (ingresso libero) fino al 2 dicembre. Su internet: circolo.orialcon.it e fb.me/CircoloOrialcon.

UV: Lavorando solo io ai disegni di questa opera e in ottemperanza ad altri miei personali impegni, non c’è alcuna possibilità che esca mensilmente, vista e considerata la scelta maniacale grafica. Sicuramente sarà di uscita annuale.

US: Grazie mille per il vostro tempo e la vostra cortesia. Ci vediamo sicuramente a Lucca!

PBS & UV: Grazie a te e arrivederci a Lucca.

Published By: Umberto Sisia

Umberto Sisia (nato nel dicembre 1975) è laureato in lettere classiche presso l’Università degli Studi di Genova. Fra un insegnamento e l’altro in numerosi istituti della provincia di Imperia è costantemente impegnato in onnivore esplorazioni di mondi letterari e fantastici. È appassionato e studioso dei racconti di Lovecraft e molti dei suoi saggi su questo autore sono stati accolti dalle pagine di Studi Lovecraftiani. In particolar modo è autore unico di un’analisi critica dal titolo "Agenti del Caos – Tre racconti di Lovecraft fra innovazione e tradizione", uscito sempre presso la Dagon Press e pubblicato da ilmiolibro.it. È ideatore e curatore del progetto "Lovecraft Black & White", l'artbook di illustrazioni inedite realizzate da disegnatori e illustratori italiani e dedicato all'universo dell'autore statunitense. È appassionato ed esperto in ambito fumettistico e proprio sul fumetto e sulla letteratura di genere ha pubblicato vari interventi critici su Weirdletter.it e su pianetafumetto.blogspot.it. È stato uno degli organizzatori dell'evento di fumetti Liguria in Wonderland ed è nello staff organizzativo di Albissola Comics.

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