
Tron: Ares è il terzo capitolo della celebre saga fantascientifica di casa Disney iniziata nel 1982. Il film si è rivelato un vero e proprio flop al botteghino: ma è davvero così brutto? Scopriamolo insieme.
Sinossi
Quindici anni dopo le vicende di Tron: Legacy, la ENCOM e la Dillinger Systems sono in competizione per riuscire a trasformare i programmi in realtà. Un limite tecnico impedisce però la permanenza nel mondo reale per più di 29 minuti. Cosa succederà quando questo confine verrà superato?

Il franchising
Uscito nei primi anni ’80, Tron è diventato con il tempo un film di culto, grazie al suo stile innovativo, ai temi pionieristici sulla realtà virtuale e l’intelligenza artificiale, alla musica elettronica e agli effetti digitali che lo rendevano proiettato anni nel futuro.
Il sequel Tron: Legacy (2010) non è riuscito a entrare nel cuore dei fan con la stessa forza: buoni gli effetti speciali e memorabile la colonna sonora dei Daft Punk, ma la trama debole ne compromise la riuscita. Rimane un film affascinante, ma non imprescindibile.
Con Tron: Ares la Disney puntava a rilanciare il brand, in un momento in cui i temi dell’intelligenza artificiale sono al centro del dibattito culturale ed economico. Ma il deludente risultato al botteghino (poco più di 30 milioni di dollari d’apertura, a fronte di un budget di 180) mette in dubbio la prosecuzione del franchise.

Regia e sceneggiatura
Alla regia troviamo Joachim Rønning, autore norvegese che si era fatto notare con Kon-Tiki (2012), ma che anche qui – come già in Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar (2017) e Maleficent: Signora del Male (2019) – conferma il ruolo di “regista su commissione”. Solido nella gestione di un kolossal, ma privo di una cifra personale riconoscibile.
Lo stesso vale per lo sceneggiatore Jesse Wigutow: la sua scrittura non riesce a imprimere al film la necessaria tensione narrativa. Il risultato è un prodotto esteticamente curato ma che fatica a catturare lo spettatore.

Cast
Protagonista assoluto è Jared Leto nei panni di Ares, un ibrido tra programma e uomo che richiama suggestioni da ChatGPT, Terminator e Pinocchio. Leto ha creduto fortemente nel progetto e regge il film, ma la sua presenza rischia di confermare un paradosso: i franchise a cui partecipa finiscono spesso per interrompersi, da Blade Runner 2049 a Morbius, fino a Suicide Squad.
Più contenute, e senza particolare incisività, le interpretazioni di Greta Lee (Past Lives), Evan Peters (Omicidio a Easttown) e Jodie Turner-Smith (Queen & Slim).
Da segnalare inoltre i camei di Gillian Anderson, che presta carisma a una breve ma significativa apparizione, e soprattutto di Jeff Bridges, la cui presenza, seppur limitata, assume un valore simbolico di continuità con il film originale e con il personaggio che ha reso iconico l’universo di Tron.

Commento
Tron: Ares non è un disastro, né un film da archiviare con sufficienza. L’estetica è affascinante e la colonna sonora firmata dai Nine Inch Nails (qui la colonna sonora) regala momenti di autentica potenza. La trama, meno confusa rispetto a Legacy, procede in maniera lineare e comprensibile.
Il problema è che, dietro l’eleganza visiva e sonora, manca la scintilla: il film non riesce mai a trasformarsi in un’esperienza davvero coinvolgente o emozionante. Resta un contenitore luccicante ma privo di cuore, che non sfrutta appieno la ricchezza concettuale dell’universo Tron.
Peccato: a più di quarant’anni dal primo capitolo, il mondo digitale creato da Tron meriterebbe un’opera capace di fondere spettacolo e profondità, anziché l’ennesimo esercizio di stile.
