Dal 7 all’11 febbraio si sta svolgendo il Festival di Sanremo 2023, 73° edizione della celebre manifestazione canora. Come già gli anni scorsi, nella quarta serata gli artisti in gara si sono esibiti in cover di brani anni ’60, ’70, ’80, ’90 e 2000, in duetto con altri artisti ospiti. Vediamo come è andata.
In questa serata a dividere il palco assieme ad Amadeus e Gianni Morandi, abbiamo avuto Chiara Francini, nota attrice di fiction (Le ragazze di San Frediano, Matrimoni e altre follie) e di film (Maschi contro femmine, Femmine contro maschi, Miracolo a Sant’Anna). Ha tenuto un bel monologo sulla (non) maternità.
Momento top: Peppino di Capri che canta Champagne e ritira il premio alla carriera.
Ma sono davvero delle “cover”?
Prima di vedere una per una le varie esibizioni, ci tengo a precisare una mia perplessità in merito alla “serata delle cover”. Una cover è, citando la Treccani, la “riedizione di una canzone di successo eseguita non dall’interprete originale ma da un altro“.
Il senso della cover non è neanche quello di ricantare pedissequamente la canzone di un altro, quello lo si fa al karaoke, ma è il prendere una canzone e riadattarla alla propria cifra musicale arricchendola con una nuova sonorità e nuovi elementi.
La Knockin’ on Heaven’s door di Bob Dylan interpretata dai Gun’s n’ Roses è a mio avviso l’emblema di cosa dovrebbe essere una cover: bella, fedele e al tempo stesso orinale. Pensate alla versione di Hallelujah di Jeff Buckley rispetto a quella di Leonard Cohen, I will always love you di Whitney Houston rispetto all’originale di Dolly Parton, per non parlare di Girls Just Want to Have Fun di Cindy Lauper rispetto a Robert Hazard.
In alcuni dei casi sopra citati mi sento di dire che la cover è anche più bella dell’originale. Ed è quello lo scopo di chi decide di far proprio il brano di un altro: magari non sempre ci si riesce, ma chi fa una cover spera di farla meglio dell’originale o almeno bella uguale. Chi vorrebbe fare una “brutta copia“?
Ecco, fatta questa importante premessa, nella serata delle cover del Festival di Sanremo 2023 abbiamo invece assistito a tutt’altro.
Alcuni artisti hanno effettivamente eseguito delle cover con le caratteristiche fin qui elencate, come il vincitore della serata Marco Mengoni con una versione gospel di Let it Be dei Beatles.
Ma quando vediamo Anna Oxa che canta la sua Un’emozione da poco, in quale possibile accezione possiamo parlare di cover? E lo stesso possiamo dire di Paola & Chiara, che come “cover” portano un medley dei loro successi.
In altri casi la “cover” era un “featuring” (duetto) tra il cantante in gara e un ospite, a volte per cantare un brano dell’ospite (ad esempio Leo Gassmann con Bennato o Ultimo con Ramazzotti), altre volte per cantare un brano dell’artista in gara (Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani).
Questo non vuol dire che tutte le esibizioni erano da buttare, anzi, abbiamo assistito ad alcuni ottimi momenti musicali. Però, le vere “cover” sono state meno della metà dei pezzi e sicuramente nessuna di queste domani avrà più successo dell’originale.
Ariete con Sangiovanni – voto 4
Ariete e Sangiovanni si sono esibiti in Centro di gravità permanente di Franco Battiato. Il brano è iconico e Battiato ha uno stile inimitabile: i due giovanissimi lo svuotano di personalità e viene banalizzato ad un semplice karaoke.
Will con Michele Zarrillo – voto 5
Will canta Cinque giorni di Michele Zarrillo, in duetto proprio con l’interprete originale. Inizia Will con Zarrillo al pianoforte e non sembra neanche male. Poi attacca Zarrillo e si capisce quanta strada debba ancora fare il “big classe 1999” Will. Sembrava di assistere ad una lezione di canto con maestro e allievo.
Elodie con BigMama – voto 9
Elodie canta American Woman dei The Guess Who, ma cover della cover, forse si è rifatta più alla versione di Lenny Kravitz che all’originale. Tacchi a spillo e trucco nero, Elodie è senza dubbio la cantante più sexy del Festival (e forse d’Italia) e la sua esibizione è stata l’unica da vera rock star di tutta la serata. Voce straordinaria e carisma da diva. Il duetto con BigMama funziona e porta qualche aspetto nuovo alla canzone. Forse non la cover più originale, ma di fronte ad una performance del genere le si perdona tutto.
Olly con Lorella Cuccarini – voto 7
Nel rap è comune prendere brani popolari e inserirli come ritornello in una nuova canzone. Mi vengono in mente Dammi solo un minuto dei Pooh utilizzata come ritornello per Un attimo ancora dei Gemelli diversi oppure Sotto i raggi del sole di Brusco che all’interno conteneva Abbronzatissima di Edoardo Vianello.
Olly fa qualcosa di simile, realizzando una versione aggiornata del brano La notte vola di Lorella Cuccarini. A dividere il palco con lui Lorella Cuccarini stessa che si presenta a Sanremo in piena forma cantando e ballando. La “ragazza” ha 57 anni e fisicamente mette ancora in ombra quelle che potrebbero essere sue figlie. Elisir della giovinezza.
Ultimo con Eros Ramazzotti – voto 6
La sola sufficienza non è data dalla qualità dell’esibizione: un medley con i più grandi successi di Ramazzotti cantato da Eros Ramazzotti stesso e da Ultimo non può che essere spettacolare.
Il mio “non entusiasmo” è dovuto al fatto che Ramazzotti si è completamente mangiato la scena (oltre a dimenticarsi le parole di una sua canzone), ma in gara in realtà c’era Ultimo. Qualcuno ha fatto la battuta “È stato gentile Ramazzotti a permettere ad Ultimo di partecipare alla sua esibizione” ed effettivamente la sensazione è stata proprio questa. Con Ramazzotti che canta Ramazzotti, Ultimo può accompagnare solo, ed è un peccato, perché Ultimo è bravo e avrebbe potuto fare di più rispetto a “porto Ramazzotti e spero che mi vinca lui la serata“.
Lazza con Emma e Laura Marzadori – voto 5
La canzone scelta è La fine, ma Lazza pensa alla versione di Nesli mentre Emma a quella di Tiziano Ferro. E in mezzo c’è la prima violinista della Scala che suona. Il rapper, l’urlatrice e il violino: un patchwork senza molto senso.
Tananai con Don Joe e Biagio Antonacci – voto 6
Tananai inizia con la cover di Vorrei cantare come Biagio di Simone Cristicchi. Poi entra Biagio Antonacci stesso e iniziano un medley dei successi del cantante di Sognami. Rispetto a Ramazzotti, Antonacci per quanto gigioneggi, è molto attento a non rubare la scena a Tananai (anche se lo tratta un po’ come un “wannabe” più che come un collega). Senza infamia e senza lode.
Shari con Salmo – voto 5.5
Shari e Salmo cantano Hai scelto il diavolo in me di Zucchero. Inizia lei un po’ traballante, poi arriva Salmo e risolleva un po’ la cosa cercando quasi di imitare Zucchero mentre lei gli fa da vocalist. Il risultato non è brutto, ma neanche niente di che: Salmo è meglio quando canta i propri pezzi e Shari è stata abbastanza trascurabile.
Gianluca Grignani con Arisa – voto 8.5
Quando hanno annunciato che Grignani stava per cantare Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani mi sono detto “ma non è più la serata delle cover?“. Poi, insieme ad Arisa, lo senti cantare e ti rendi conto che sì, possiamo quasi considerarla una cover.
Il Gianluca Grignani di ieri sera non era più il Grignani 23enne che cantata Destinazione Paradiso quasi trent’anni fa. Questa versione è totalmente diversa. Ormai Grignani canta sul palco disordinatamente, non azzeccando una nota che sia una, in maniera totalmente antitetica rispetto ad Arisa che ha una intonazione più perfetta di qualsiasi autotune. La cantante fa di tutto per riportarlo sui binari della melodia, ma fallisce ogni volta. Ed è proprio da questo contrasto tra i due che il duetto diventa memorabile.
E se aggiungiamo “l’ospite a sorpresa” Beppe Vessicchio che fa fare un coro gospel al pubblico… beh, si raggiunge l’apoteosi. Arisa uscendo dal palco ha detto “Abbiamo fatto casino“: e meno male! Dovrebbe essere questo il senso di un concerto e di una diretta.
Leo Gassmann con Edoardo Bennato e Quartetto Flegreo – voto 6
Vale il discorso di Ramazzotti e Ultimo. L’esibizione è stata molto bella, ma quando hai sul palco Edoardo Bennato che canta i propri successi, tu Leo Gassmann diventi per forza una comparsa. Il figlio/nipote d’arte di Alessandro/Vittorio è anche bravino, ma non può fare nulla per non rimanere all’ombra, accanto ad un colosso come Bennato. Non è chiara invece l’utilità di portare un quartetto d’archi avendo già a disposizione una intera orchestra.
Articolo 31 con Fedez – voto 7
J-Ax fa pace con DJ Jad e tornano gli Articolo 31. Fa pace anche con Fedez ed eccoli tutti e tre insieme sul palco a cantare canzoni che hanno segnato più di una generazione come Domani smetto, Gente che spera, Spirale ovale, Italiano medio…
Mi sono divertito? Da morire. Era una cover? Manco per idea. Le loro canzoni cantate alla loro maniera. Che ci fosse anche Fedez non credo se ne sia accorto nessuno. Erano gli Articolo 31 che cantavano gli Articolo 31. Gli do un punto in più perché li amo e sono di parte. Ora voglio un loro concerto vero e proprio!
Giorgia con Elisa – voto 10
Elisa e Giorgia che duettano insieme su Luce (Tramonti a nord est) di Elisa e Di sole e d’azzurro di Giorgia. Al Festival di Sanremo 2001 si erano scontrate proprio con queste due splendide canzoni arrivando rispettivamente prima (Elisa) e seconda (Giorgia).
Vent’anni dopo le troviamo insieme a ricantare queste stesse canzoni in duetto. Certo, cantare i propri successi nella serata delle cover è un po’ barare, ma in questo caso è stato diverso. Il duetto ha risposto alla domanda “Giorgia come avrebbe cantato Luce?” e alla domanda “Elisa come avrebbe cantato Di sole e d’azzurro?“. La risposta, ad entrambe le domande, è “benissimo“. Non c’è un vincitore: le due migliori voci della musica italiana. Top!
Colapesce Dimartino e Carla Bruni – voto 5
Premesse: Colapesce Dimartino mi piacciono molto e apprezzo Carla Bruni. La canzone Azzurro è un classico, sia nella versione di Adriano Celentano, che in quella di Paolo Conte.
Però questa cover non mi ha dato molto. Colapesce Dimartino la cantano come la si cantava in gita con gli amici. Carla Bruni prova a metterci un po’ più di personalità usando il proprio charme e la propria classe, nonostante qualche imprecisione qui e là. Alla fine rimane un esperimento dimenticabile.
Probabilmente essere usciti sul palco subito dopo Giorgia ed Elisa ha amplificato la percezione dei limiti vocali dei due cantanti siciliani e dell’ex modella.
Cugini di Campagna con Paolo Vallesi – voto 5.5
La forza della vita di Paolo Vallesi e Anima mia dei Cugini di Campagna cantate in duetto dai rispettivi interpreti. Tutto molto trash, ma le canzoni sono dei classici e alla fine non viene neanche voglia cambiare canale.
Marco Mengoni con Kingdom Choir – voto 7.5
Let it be è la mia canzone preferita dei Beatles. E forse una delle mie canzoni preferite in generale. Molti hanno provato a rifarla. Alcuni bene, molti male. La versione di Mengoni è una delle migliori versioni del successo di Paul McCartney? Assolutamente no. È brutta? Assolutamente no.
È orecchiabile e lui è bravo (lo sappiamo). In questa versione gospel però, a mio avviso, si perde quel senso intimo e drammatico che aveva l’originale. Il gospel è una preghiera di gruppo, mentre Let it be è quasi un esame di coscienza.
Non lo so, a me l’esibizione ha trasmesso più il messaggio “Sono Marco Mengoni, canto benissimo e te lo voglio mostrare più possibile“, che non il messaggio che veicolava la canzone originale. Ad ogni modo, siamo comunque ben oltre la sufficienza.
gIANMARIA con Manuel Agnelli – voto 6.5
Abbiamo già visto con Will e Gassman che cantando insieme all’interprete originale di una canzone è molto difficile stare al passo. Invece questo duetto tra gIANMARIA e Manuel Agnelli che cantavano Quello che non c’è degli Afterhours (il gruppo di Agnelli) in qualche modo ha funzionato. Questa versione è molto diversa dell’originale di vent’anni fa e viene fatta propria da gIANMARIA, come dovrebbe essere una cover.
Mr. Rain con Fasma – voto 5
Prendi Qualcosa di grande, il successo dei Lùnapop, e dallo in mano a due rapper nati negli anni ’90. Quello che si ottiene, a quanto pare, è una esibizione portata avanti a forza di autotune. Parte abbastanza bene e porta qualche idea originale, ma alla fine si rivela dimenticabilissima.
Madame con Izi – voto 6.5
Per un ligure come me, quando senti annunciare “Madame e Izi cantano Via del Campo di Fabrizio De André” ti assale subito un terrore simile a quello che provi nei film horror quando vedi il protagonista scendere in cantina con una torcia per vedere l’origine di qualche strano rumore. Quando ti confronti con De André e tanto più con questo brano, con la musica di Enzo Jannacci, rischi di farti male, molto male.
E invece, Madame non ne viene schiacciata. Canta bene, è rispettosa e ci mette anche del suo. Al contrario Izi, cresciuto a Genova, con il suo fastidioso autotune anziché aggiungere qualcosa alla performance di Madame, va a farle perdere almeno mezzo voto. Peccato. Comunque sufficienza piena, e non era per nulla scontato.
Coma Cose con Baustelle – voto 5.5
Sarà perché di amo dei Ricchi e Poveri cantata dai Come Cose insieme ai Baustelle. Allegra, divertente, cantata molto simile all’originale, ma peggio. Niente di che.
Rosa Chemical con Rose Villain – voto 6.5
America di Gianna Nannini è il brano scelto da Rosa Chemical in coppia con la brava Rose Villain. Il brando della Nannini era già molto forte di suo, le due “rose” gli danno un taglio ancora più hot con tanto di leccata in diretta allo stivale. Rosa Chemical ci mette tutta la grinta possibile, ma il confronto tra la sua voce e quella originale della Nannini è impietoso. Per fortuna Rose Villain è davvero brava e porta su di un paio di punti il risultato dell’esibizione.
Modà con Le Vibrazioni – voto 5.5
I Modà che cantano Vieni da me insieme a Le Vibrazioni. Il duetto tra Kekko e Francesco Sarcina si sviluppa in chi urla di più, ma dopo un minuto ti ritrovi anche tu, come il pubblico a cantare Vieni da me Per vivere ancora quei giorni di incantevole poesia. Tre minuti divertenti, ma si poteva fare molto di più.
Levante con Renzo Rubino – voto 6
Quanto è da incoscienti portare Vivere di Vasco? Una canzone così tanto legata al suo autore, che qualsiasi cover rischia di essere una banale copia annacquata. Levante cerca di farla sua e ci mette tutta se stessa in questa interpretazione. Vasco rimane su un altro pianeta, ma Levante in qualche modo se la cava e già questo è un successo. Renzo Rubino ha semplicemente scroccato un biglietto per il festival: spettatore.
Anna Oxa con Iljard Shaba – voto 5
Anna Oxa che fa la “cover” del suo primo successo: Un’emozione da poco. Sono passati ben 45 anni da quando Anna Oxa ha portato quella canzone al Festival di Sanremo del 1978. Ho già espresso la mia perplessità sul concetto di “autocover”: in questo caso non abbiamo neanche “l’attenuante” del duetto, come Grignani/Arisa o Elisa/Giorgia. Qui abbiamo Anna Oxa che canta uno dei suoi successi, come avrebbe fatto se l’avessero chiamata come ospite fuori concorso e come fa nei suoi concerti. Senza senso; come è senza senso il contributo del violoncellista Iljard Shaba.
Sethu con Bnkr44 – voto 7
Mentre i Baustelle rifanno i Ricchi e Poveri con i Coma Cose, Sethu canta proprio una canzone dei Baustelle (Charlie fa surf), ma non con loro, bensì con Bnkr44. Ammetto che Sethu è uno degli artisti che meno mi hanno convinto nelle prime tre serate del Festival di Sanremo 2023. Invece, questa sera la sua esibizione mi ha convinto e divertito. Un po’ di allegria dopo due canzoni pesanti di seguito.
LDA con Alex Britti – voto 6.5
L’esibizione parte malino. Poi, come la canzone, piano piano cresce e alla fine funziona. Britti è come al solito bravo (mi aspettavo qualcosa di più lato chitarra); LDA all’inizio sembra un po’ intimorito, ma poi riesce a metterci anche del suo. Ci sta.
Mara Sattei con Noemi – voto 4
Portare L’amour toujours di Gigi D’Agostino è di per sé una scelta geniale, apprezzatissima da chi come me (e come Noemi) aveva 16/17 anni quanto il brano perversava in discoteca e quindi lo lega alla propria adolescenza. Però, mamma mia. Aspettative totalmente deluse. E quelle strofe in più? Vabbeh, lasciamo perdere e passiamo oltre.
Paola & Chiara con Merk & Kremont – voto 6
Così come gli Articolo 31, anche Paola & Chiara, fresche di reunion, decidono di presentarsi con un medley dei loro successi: Festival, Viva el amor, Vamos a bailar… Tutto molto divertente, ma qualcosa nell’arrangiamento e nella scelta del medley non mi ha convinto. Probabilmente senza mettere così tante basi diverse, si poteva fare qualcosa di decisamente migliore.
Colla Zio con Ditonellapiaga – voto 6
Lei è brava, loro sono simpatici. Il brano Salirò di Daniele Silvestri è un classico. Alla fine fanno anche il balletto. Chiusura simpatica di una serata comunque piacevole.
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